Il 9 Novembre ricorre il ventennale della caduta del muro di Berlino, uno tra gli avvenimenti più importanti nelle relazioni internazionali dell’ultimo scorcio del ventesimo secolo. Un mostro figlio della follia umana, che per oltre ventotto anni; dal 13 Agosto del 1961 sino al 9 Novembre 1989, divise la parte ovest di Berlino dalla parte est e dal resto della Repubblica Democratica Tedesca, dividendo in due, non solo la città ma migliaia di famiglie. Fortemente voluto da Walter Ulbricht l’allora capo del Partito Socialista Unificato Tedesco (la SED), oltre ad inserirsi nel tentativo di evitare il riarmo nucleare della Germania occidentale, il muro fungeva da deterrente per porre fine alla fuga in massa di migliaia di tedeschi che dalla parte orientale cercavano la libertà fuggendo verso ovest, un muro che simboleggiava l’incapacità della Repubblica Democratica Tedesca di ottenere il consenso dei cittadini in modo democratico e non violento. La Germania, era di fatto divisa in due dal 23 Maggio del 1949, quando fu proclamata la Repubblica Federale Tedesca, comprendenti le zone di occupazione occidentali, cancelliere fu eletto Konrad Adenauer. Pochi mesi dopo, il 7 Ottobre la zona d’occupazione sovietica fu trasformata nella Repubblica Democratica Tedesca sotto la guida di Walter Ulbricht capo della SED. Per molti aspetti, la situazione tedesca era lo specchio della situazione coreana dove l’armistizio del 27 Luglio 1953, divise il paese in due da un confine corrispondente all’incirca al 38° parallelo, nel nord si era instaurato un regime filo stalinista guidato da Mosca, nel sud era presente un governo filoamericano, nessuno dei due governi coreani poteva essere preso come esempio di democrazia.
Durante gli anni cinquanta, la parte occidentale tedesca, conobbe una stagione di forte crescita economica, dovuta in qualche modo ai massicci aiuti economici che dall’America tramite il piano Marshall arrivavano in Europa, diventando nel breve periodo nuovamente una nazione economicamente forte e rispettata. La parte orientale nei primi anni successivi alla separazione, dovette sopportare le richieste dei danni di guerra da parte dell’Unione Sovietica che, di fatto, ostacolarono una rapida ripresa economica, solo a partire dagli anni sessanta e settanta, la Repubblica Democratica Tedesca visse anch’essa una stagione di boom economico, diventando tra gli Stati del Patto di Varsavia uno tra quelli economicamente più forti. Il muro di Berlino, oltre simboleggiare la divisione del Mondo in due zone d’influenza, ha dato lo spunto per la narrazione di tante storie vere o presunte, sullo sfondo intrighi internazionali, fughe rocambolesche e ipotetiche guerre nucleari, ma quello che ancora oggi rimane vivo nella memoria di tutte le persone, sono le parole dell’allora Presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy durante una sua visita a Berlino il 26 Giugno 1963. In quella occasione, Kennedy parlando sotto il muro e rivolgendosi al Mondo intero disse: < Duemila anni fa l’orgoglio più grande era poter dire “Civis Romanus sum” (sono un cittadino romano). Oggi nel mondo libero l’orgoglio più grande è dire “Ich Bin ein Berliner”, tutti gli uomini liberi dovunque essi vivono sono cittadini di Berlino e quindi come uomo libero, sono orgoglioso delle parole Ich bin ein Berliner>.
La caduta del muro di Berlino, si inserisce nella crisi che portò alla fine della Unione Sovietica, in tutti i paesi appartenenti al Patto di Varsavia, l’ascesa al potere di Mikail Gorbaciov con la sua perestrojka ( la radicale trasformazione della politica e dell’economia), e la Glasnost( la trasparenza politica) provoco reazioni a catena. In Ungheria, Kadàr aveva aperto l’economia ungherese verso l’occidente, riabilitando la figura di Nagy, i cecoslovacchi dove il ricordo del 1968 era ancora molto forte, si mossero con maggiore cautela. La situazione più delicata era quella della Repubblica Democratica Tedesca, dove sin dal 1980 si sentirono gli effetti delle inquietudini provenienti dalla Polonia, a questo vanno aggiunti gli accordi di Helsinki sui Diritti umani. A questa politica riformista, continuava ad opporsi il governo di Erich Honecker ( capo del partito e del consiglio nazionale per la difesa della RDT) che non voleva recepire le indicazioni riformiste provenienti da Gorbaciov, e considerava la Repubblica Democratica: < l’ultimo bastione socialista contro l’imperialismo in Europa>. Lo stesso Gorbaciov, invitato in occasione delle celebrazioni per il 40° della nascita della Repubblica Democratica Tedesca il 7 Ottobre 1989, non nascose il suo disappunto nei confronti dell’immobilismo della Germania dell’est ed esaltando i cambiamenti in corso nel resto dei paesi del Patto di Varsavia, ricordò che: < Chi arriva troppo tardi, viene punito dalla vita> . Ma ormai era troppo tardi, la storia aveva preso il suo corso, da mesi si era messo in moto un movimento di berlinesi che da Praga o da Budapest raggiungevano l’Austria per proseguire verso la Germania occidentale. Da lì a poco, ebbe inizio una disgregazione del regime che per oltre quarant’anni tenne in scacco la popolazione tedesca.
La sera del 9 Novembre, la radio diede la notizia che il Governo acconsentiva a tutti i cittadini di poter lasciare il Paese attraverso qualsiasi varco, in una sola notte migliaia di cittadini si lanciarono con ogni mezzo per distruggere quello che per oltre ventotto anni simboleggiò la divisone del Mondo in due. Il Mondo intero per una notte, rimase in silenzio a guardare il crollo, non solo di un muro, ma di un’ideologia che per oltre quarant’anni governò nei paesi di mezza Europa, spesso utilizzando mezzi repressivi come nei casi di Budapest nel 1956 o durante la primavera di Praga nel 1968. Di lì a poco, inizio la riunificazione della Germania, avvenuta il 3 Ottobre del 1990, quando i territori della ormai ex RDT si costituirono in Lander accedendo alla Repubblica Federale di Germania, nasceva un nuovo e potente Stato nel cuore dell’Europa, una nazione di oltre 81 milioni di cittadini, che nei secoli precedenti avrebbe causato un senso di preoccupazione alle nazioni confinanti, ma che oggi grazie all’esistenza dell’Unione europea trasformò la Germania non in un pericolo ma in un volano per tutta l’Europa e forse per il Mondo intero. Il Parlamento italiano, con la legge 61 del 15 aprile 2005, ha istituito il 9 Novembre “Giorno della Libertà” quale simbolo per la liberazione dei Paesi oppressi e auspicio di Democrazia per le popolazioni ancora soggette a forme di totalitarismi.
Giuseppe Pala