Sovraffollamento, carenza di agenti di polizia penitenziaria e riforma sanitaria che tarda ad arrivare. Ad oggi solo il carcere di Buoncammino ospita 526 detenuti a fronte di una capienza tollerabile di 467; circa il 60% sono tossicodipendenti. Tra i detenuti anche una donna di 77 anni, in cella per un reato commesso una ventina di anni fa. Secondo la pianta organica del 2001, gli agenti della polizia penitenziaria dovrebbero essere 267, di fatto sono solo 200. I dati sulle carceri italiane continuano ad allarmare. Non fa eccezione il carcere di Buoncammino, dove ieri mattina sono stati presentati i dati sul monitoraggio delle condizioni di vita e dei diritti umani e sociali dei detenuti e delle detenute all’interno del carcere. Una visita organizzata dall’Associazione 5 novembre, dal consigliere regionale dei Rosso Mori Claudia Zuncheddu e dall’Associazione “Oltre le sbarre”. «Le carceri italiane stanno per esplodere – spiega Roberto Loddo, presidente dell’Associazione 5 novembre – siamo arrivati a quota 68mila detenuti. Per superare il problema del sovraffollamento è necessario riproporre l’amnistia e l’indulto. I dati del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria dell’associazione A buon diritto dimostrano che la percentuale della recidiva è meno del 10%». Il consigliere regionale Claudia Zuncheddu ha presentato una proposta di legge che prevede l’istituzione di un garante a tutela dei diritti delle persone private della libertà personale oltre alla mozione di territorialità della pena, ovvero il diritto del detenuto di scontare la pena prevista nelle case circondariali della sua terra d’origine. Una mozione già votata a maggioranza ma che ancora non viene applicata. «C’è la necessità di depenalizzare certi reati – spiega Zuncheddu – come quelli legati alla tossicodipendenza su cui bisogna fare dei ragionamenti più ampi piuttosto che risolverlo con la galera. Inoltre dovremmo batterci affinché non portino nelle nostre carceri detenuti in regime di 41 bis. Il ministro Alfano propone l’ampliamento di due carceri sarde con la promessa che ne porterà solo 400 su 600».
Bettina Camedda