Analfabetismo geologico

Ci sono ancora diversi giornalisti inesperti e tuttologi che da un anno a questa parte continuano a dare notizie imprecise sui fatti dell’alluvione, che non sanno neppure decifrare i contenuti delle relazioni scientifiche, travisandone ed alterandone i contenuti. Ricordo che una giornalista televisiva (preferisco non fare nomi) in sede di una conferenza stampa svoltasi in Cooperativa, all’indomani dell’alluvione, disse a un ingegnere che spiegava come si fossero svolti gli eventi: “Scusi ma non possiamo usare dei termini più comprensibili? Cosa significa tracimazione del corpo della diga?”. Lo sapevano anche i bambini cosa era la tracimazione, bastava andare sulla diga e guardarla per capirlo, non servivano esegesi dei termini.

Piuttosto mi stupisco che il giornalista Lissia esprima certi concetti e affermi di aver letto certi risultati nel fascicolo del Nucleo Ispettivo della Forestale, non ancora depositato alla Procura della Repubblica, per i seguenti motivi:
– a quanto mi risulta il sig. Liscia abita, o ha abitato, a Poggio dei Pini, e comunque conosce la posizione della diga rispetto alle strade, ai ponti esistenti da molto prima della nascita del centro residenziale e addirittura prima dell’esistenza dell’Azienda Agricola Saggiante, proprietaria e realizzatrice della diga, pertanto mi aspetterei che fosse ben informato sui tempi di realizzazione di opere idrauliche e viarie.

– Inoltre vorrei capire come fa ad affermare che l’acqua sarebbe piombata sul centro di Poggio, che geograficamente si trova a monte della diga. Le case di Poggio poste a valle della diga sono veramente assai poche, ed in ogni caso come dimostrato dalla simulazione del dambreak (rottura improvvisa per collasso strutturale) illustrata dall’Ing. Lazzari, anche in caso di rottura del corpo arginale, l’acqua e la terra sarebbero passati dentro il canyon sottostante, che ha delle pareti alte circa 25 m rispetto alle quote delle case, ma non sarebbe fuoriuscita da lì.
– Non capisco come faccia a sostenere che dalle perizie risulti che “la diga era una marmellata di terra pronta a collassare”. Ricordo che la diga, come attestato da ingegneri e geologi, non ha subito alcuna lesione strutturale né in occasione dell’alluvione del 1999, nè in quella del 2008. Le analisi geotecniche e le rilevazioni del livello idrico (mediante i piezometri) effettuate da esperti geologi all’indomani dell’alluvione, hanno, semmai detto l’esatto contrario di quanto afferma lui. Infatti hanno dimostrato che non c’era alcuna imbibizione del corpo arginale e che la terra che lo costituiva non era affatto prossima alla liquefazione anzi era completamente ASCIUTTA, segno che non era avvenuta alcuna filtrazione dal corpo arginale. E’ invece accertato la sua erosione del paramento verso valle (con riduzione di circa 1/5 della sezione originaria) dovuta solo ad uno scavalcamento sommitale (detto TRACIMAZIONE), attestato da tutte le fotografie e da tutti i tecnici che si sono occupati della diga.
– Sarebbe interessante sapere chi sarebbero questi “consulenti di Torino” che avrebbero certificato che con 40 minuti di pioggia la diga sarebbe andata giù. Mi risulta che l’unico consulente che ha avuto un incarico inerente la diga sia l’Ing. Ugo Ravaglioli, professore dell’Università La Sapienza di Roma che ha avuto il seguente incarico: “Incarico per elaborazione di Analisi, Studi, Valutazioni e Soluzioni propedeutiche alla definizione degli interventi di messa in sicurezza della Diga di Poggio dei Pini e relative soluzioni alternative”, così come risulta dalla consultazione del sito della RAS (www.regione.sardegna.it/pdf/2009consulenze.pdf) e come pubblicato nel BURAS n. 3 del 30/01/2009. Forse il giornalista ha fatto un po’ di confusione con un altro incarico, affidato dall’Agenzia del Distretto Idrografico alla società Hydrodata di Torino, che però non riguardava affatto la diga ma, al contrario, consiste in uno studio di dettaglio della fascia fluviale del Rio S. Gerolamo sfociante nel golfo di Cagliari e che dovrebbe contenere le indicazioni idrauliche e idrogeologiche per mettere in sicurezza tutto l’alveo e le infrastrutture che lo intersecano, come si può d’altronde leggere nello stesso sito ufficiale della società torinese (www.hydrodata.it). Tale studio, tra l’altro, non è stato ancora completato né consegnato alla RAS e tanto meno agli ispettori della Forestale.

Per finire mi chiedo, domanda forse retorica di questi tempi in cui le fughe di notizie dalle procure sono all’ordine del giorno, come fa un giornalista a venire in possesso di informazioni così delicate in possesso solo del Nucleo Ispettivo della Forestale? Ricordo che l’inchiesta ha per oggetto la ricostruzione dei fatti per omicidio colposo plurimo. Come si possono dunque pubblicare notizie palesemente imprecise e contraddittorie con un presupposto così grave.

Maria Rita Lai
Geologa

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