Il PD che vorrei…

Siamo all’indomani delle primarie del 25 ottobre che hanno visto Pierluigi Bersani “conquistare” democraticamente la segreteria nazionale e Silvio Lai divenire il neo segretario regionale, ed in tutti noi è grande l’attesa per un nuovo corso del PD e la speranza che sia davvero conclusa una volta per tutte, l’interminabile fase costituente che ha visto il PD, e quindi noi tutti, annaspare tra regole inesistenti e struttura organizzativa mai definita in modo compiuto.
Probabilmente si intravede l’uscita del tunnel. Oggi guardo alle prospettive di questo partito con un pizzico di ottimismo, ma la travagliata storia di questi due anni appena trascorsi e la necessaria prudenza che è dovuta in questi casi impongono, allo stesso tempo, tanta tanta cautela.
Ho l’ottimismo di credere che le grandi aspettative riposte in questo importante progetto politico ed andate fino ad oggi il larga parte disattese, possano trovare nel prossimo futuro risposte concrete.
Appare da tempo chiara a tutti noi la pericolosa situazione di stallo in cui si è trovato il PD, e nella quale per certi versi si trova ancora oggi. Partito che pure era nato sotto i migliori auspici, tanto da creare un ampio consenso non solo nelle persone già politicamente impegnate in modo attivo ma, è questo era forse l’elemento di maggiore interesse e novità, anche in coloro i quali avevano da sempre guardato la politica in modo distratto, se non con totale disinteresse.
Ricordo che non molti mesi fa la parola d’ordine era “rinnovamento”. Rinnovamento a tutti i livelli, e quindi un rinnovamento che non poteva e non doveva esaurirsi in un banale ricambio di parte della classe politica dirigente riducendosi ad un fatto meramente anagrafico, ma poteva e doveva essere un vero rinnovamento innanzitutto nella progettualità, oltre che nell’organizzazione e nel modo di far politica.
In altri termini si sarebbe dovuta tracciare una nuova frontiera nel rapporto tra politica e cittadino. Purtroppo un siffatto rinnovamento è rimasto solo nelle intenzioni.
Si è troppo frettolosamente proceduto alla “demolizione” dei vecchi partiti che pur con le loro contraddizioni e gli evidenti limiti dati dalla inadeguatezza ai tempi, offrivano comunque degli spazi per produrre politica. In tutto questo l’elemento di criticità è che tale processo di “demolizione” è stato portato a compimento senza aver costruito, dopo averlo concepito, quel progetto politico alternativo che si chiama PARTITO DEMOCRATICO, e che all’insegna del rinnovamento avrebbe dovuto raccogliere quel patrimonio di cultura e tradizioni dei partiti politici appena sciolti.
Cosi che oggi possiamo affermare che il PD è una avveniristica ma, ancora oggi, incompiuta opera di architettura politica.
Ed ad oltre due anni dalla sua nascita non siamo difatti ancora definitivamente usciti dalla fase costituente del partito. La volontà è quella di vedere un partito rinnovato nell’organizzazione e nel modo di fare politica che, ispirandosi alla logica della democrazia partecipata da iscritti ed elettori e rigettando ogni forma di autoritarismo, rimetta appunto ad iscritti ed elettori il compito di fissare le linee guida lungo le quali il Partito Democratico dovrà svolgere la sua azione.
Solo in questo modo il PD sarà in grado di dare adeguate risposte ai grandi temi della nostra società. Primo fra tutti il lavoro. E’ facile immaginare cosa succederà nel prossimo anno: avremo un tasso di disoccupazione crescente e per contro molte altre piccole imprese cesseranno la loro attività.
E dal PD che sta nascendo mi aspetto che debba venire un messaggio di solidarietà alle migliaia di lavoratori di aziende in crisi che hanno già perso o rischiano di perdere il posto di lavoro, alle centinaia di migliaia di precari che non vedranno rinnovato il loro contratto, ai precari della scuola che sono stati messi per strada in una situazione così difficile.
Ovviamente non dimenticando le riforme da introdurre in materia di ingresso al lavoro dei giovani.
O ancora la riforma del sistema pensionistico, ma non intesa come allungamento dell’età pensionabile, ma improntata sulla tenuta dei livelli pensionistici per le nuove generazioni. E tutto questo passando per i temi dell’ambiente e di tutela del territorio. E così potremmo andare avanti per ore.
Questo è, in sintesi, il PD che vorrei cominciasse a prendere forma; tuttavia, sono fermamente convinto del fatto che tali aspettative potranno essere soddisfatte a condizione che la stagione dei congressi consegni a tutti noi un partito caratterizzato da una solida e rinnovata struttura organizzativa oltre che da regole univoche e durevoli nel tempo.
Abbiamo oggi un partito continuamente in tensione ed impegnato in inutili competizioni interne. Se vogliamo tornare a vincere dobbiamo far cessare la logica del nemico in casa, l’idea che l’avversario da battere è il compagno di partito”, altrimenti continueremo ad essere divisi e i principali artefici degli insuccessi elettorali del centrosinistra.
E’ importante che dalla fase congressuale appena conclusa, venga una iniziativa di confronto con tutte le altre forze di opposizione.
Per quanto riguarda il nostro territorio abbiamo, seppure con qualche difficoltà, appena portato a compimento la costituzione del primo circolo territoriale del PD a Capoterra con l’impegno, assunto in fase congressuale da tutte le componenti, di procedere ad implementare entro il 2010 l’organizzazione territoriale e tematica del partito a Capoterra.
Per ora abbiamo formato ed in modo unitario il direttivo del circolo, con l’obiettivo entro breve tempo di indicare il segretario del PD di Capoterra ed i componenti la segreteria, ai quali voglio sin d’ora augurare una proficua attività politica per il prossimo 2010.

Leopoldo Marrapese
Consigliere Comunale PD Capoterra

Immagini collegate: