Il sogno delle consultazioni primarie

Con la conferma delle dimissioni del Governatore Renato Soru, è calato il sipario sulla XIII Legislatura della Regione Sardegna, e il Popolo sardo sarà chiamato il 15 e 16 Febbraio alle urne per il rinnovo del consiglio regionale ed eleggere un nuovo Governatore. Se sino a qualche giorno fa, da più parti proveniva la richiesta di elezioni primarie, l’evoluzione di questi ultimi giorni ha definitivamente tolto le ultime speranze. I due maggiori schieramenti, pur nella loro diversità politica, presentano una caratteristica che gli accomuna; quella di ritenere di poter fare a meno delle consultazioni primarie nella scelta del candidato Governatore, non tenendo in considerazione l’importanza che riveste nelle Democrazie bipolari l’utilizzo dell’istituto pre-consultivo. Le Democrazie moderne sul modello anglosassone, oltre che possedere i requisiti fondamentali di pluralismo politico, economico e sociale, devono porre in essere le condizioni per un’effettiva partecipazione politica del corpo elettorale. La partecipazione politica, non deve ridursi alla sola azione di votare, ma, deve prevedere altre forme, tra cui non ultima quella dell’istituto delle elezioni primarie, tramite le quali i tesserati e i simpatizzanti, possono esprimere il proprio giudizio su un candidato e il suo programma.
È fondamentale che il cittadino sia coinvolto in tutte le fasi capaci di condizionare il processo politico di una comunità. Anche quando la scelta sul nome del candidato sembra essere scontata, sarebbe comunque opportuno un passaggio “primario”, questo per dare voce alle minoranze che solo in questo modo riescono ad esprimere la loro posizione e un loro programma.
Con l’affermazione in Italia del partito unico; Partito Democratico a sinistra e Popolo delle libertà a destra, sembrava si fosse consolidata anche nel nostro sistema politico la prassi delle primarie, che oltre ad essere elemento di democratizzazione della società, ha il vantaggio di ridurre il fenomeno dell’apatia politica e dell’astensionismo, fortemente presente nel corpo elettorale italiano. È ormai chiaro, che la classe politica italiana cerchi in tutti i modi di ostacolare o limitare i poteri decisionali del corpo elettorale, questo disegno si è realizzato con la nuova legge elettorale per il rinnovo dei componenti della Camera dei Deputati, che non prevedendo il voto di preferenza nella scheda, riduce drasticamente il potere di scelta all’elettore, o in modo persuasivo convincendo gli elettori della inutilità di esercitare il proprio diritto di voto per un referendum, con lo scopo di non far raggiungere il quorum e rendere la consultazione referendaria non valida. Allo stato attuale delle cose, è tramontata anche per questa tornata elettorale la possibilità di svolgere l’elezioni primarie per la scelta dei candidati, questo comporta che per l’ennesima volta, il Popolo sardo sarà chiamato a dover votare un candidato calato dall’alto o frutto di accordi sotto banco, metodi appartenenti al sistema politico della prima Repubblica.

Giuseppe Pala

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