Norma di salvaguardia delle zone esondate dall’alluvione. Franco Bayre: ma quale voto contrario?

Cari concittadini,
la corrispondente dell’Unione Sarda, maldestramente informata da qualche politico dell’area di Maggioranza, che le siedeva a fianco in aula consiliare, ha scritto che il consigliere Franco Bayre, al momento di esprimere il voto sulla norma di salvaguardia delle aree esondate dall’ultima alluvione, ha abbandonato l’aula.

E’ vero, per la prima volta, da quando sono consigliere comunale, ho abbandonato l’aula anzitempo.

Ma è altrettanto vero che, il motivo che mi ha indotto a farlo non era, di certo, quello ventilato dal meschino politico, di sottrarmi alle mie responsabilità amministrative marinando la votazione su un argomento di vitale importanza per il nostro territorio, ma, piuttosto, l’urgente necessità di recarmi all’Ospedale Civile dove trovavasi ricoverata la mia figlia minore per un accidente di calcolosi, fortunatamente risoltosi positivamente, con il suo conseguente rientro a casa nella giornata del primo maggio.

Addirittura prima di abbandonare l’aula, doverosamente, ne ho notificato il motivo al presidente del Consiglio Comunale il signor Tore Caboni e alla segretaria verbalizzante la dott.ssa Contini.

Del resto, altri colleghi consiglieri erano a conoscenza del disagio che, nella sacrosanta sfera dei miei affetti familiari, stavo patendo.

Non ho dubbi che la mia schiettezza, la mia linearità d’azione, la mia puntuale opposizione a quanto non ritengo giusto ed utile per i nostri amministrati possa disturbare taluno dei “padroni del vapore comunale”.

Ma che, quel taluno, vada a tracimare dall’umano rispetto, inventandosi fandonie sul mio conto, magari per mettermi in cattiva luce nell’opinione pubblica, è squallido e autocertifica di una meschinità che non ha pari.

Occorreva chiarezza, chiarezza ancora una volta ho dato, andiamo avanti.

In merito alla adozione della norma di salvaguardia delle aree esondate dall’alluvione del 22 ottobre 2008, ritengo doveroso far conoscere a Voi concittadini il mio punto di vista, punto di vista, peraltro, già significato chiaramente in aula consiliare prima di assentarmi.

Sul piano d’una intelligente capacità amministrativa, è, assolutamente, inammissibile che, solo a distanza di oltre sei mesi dal tremendo cataclisma meteorologico che ha colpito la nostra comunità capoterrese, tale risoluzione sia stata presentata al vaglio deliberativo del Consiglio Comunale.

Dalla funesta alba di quel 22 ottobre 2008, sul nostro territorio, ne è passata, davvero tanta, di acqua sotto i ponti e, purtroppo, anche sopra e di lato.

Acqua assassina che, impastata alla complicità dell’irresponsabilità umana e alla dissennata frenesia immobiliare, ha lasciato dietro di se distruzione, morte, dolore, e, ahinoi, immani sofferenze tuttora in corso.

Acqua che, nelle persone di giusta intelligenza e buona volontà, deve necessariamente indurre una ponderata riflessione ed il conseguente proposito di non commettere più peccati contro Madre Natura, il suo habitat, gli esseri umani che, ivi, quotidianamente, affrontano la fatica di vivere, cullando sogni di un domani migliore.

Acqua che, soprattutto, nelle persone deputate alla Pubblica Amministrazione, con l’imperio d’un ineludibile senso del dovere, avrebbe dovuto determinare immediati provvedimenti, o meglio ravvedimenti, finalizzati al tentativo di salvare il salvabile.

E invece?

Invece, ancora una volta, con codarda e pilatesca condotta, coloro che hanno diretta responsabilità amministrativa di questa nostra cittadina, hanno disertato il fronte, optando per una miserevole latitanza e scaricando vigliaccamente, su una ipotetica disamistade di mamma Regione e di Papà Stato, anche quanto era di loro specifica competenza e, assolutamente, non delegabile ad altri.

Giorni addietro, a mezzo stampa, l’assessore regionale all’Urbanistica Asunis, con estrema schiettezza e linearità, (probabilmente alimentata da un astuto gioco politico delle parti), a seguito d’un sopralluogo dell’intera Giunta regionale nelle zone colpite dall’alluvione e al cospetto di cantieri edilizi ivi presenti ed operanti, ha affermato con testuale perentorietà:
“Il sindaco Marongiu, avrebbe potuto fermare l’edilizia con una delibera comunale.”.

Ah sì? Oddio! E perchè non l’ha fatto?

Presto detto. Il Sindaco, stando a quanto riferito dal medesimo assessore, ha affermato di avere le mani legate, di non poter far altro che rilasciare concessioni, onde evitare che i costruttori, in caso di diniego, potessero inoltrare ricorso al Tar.

E’ una affermazione di inaudita gravità, che sollecita, da parte nostra, oltre che un misericordioso compatimento, un urgente quesito che necessiterebbe, da parte di chi di dovere, di una puntuale risposta:

“ Ma davvero evitare un ipotetico ricorso al Tar è davvero più importante, più saggio, più responsabile che salvaguardare, con l’immediata attuazione di tale norma, delle vite umane?”

E ancora: “A colui che è a capo della Maggioranza, incute davvero tanto timore un ipotetico ricorso al Tar da parte di chicchessia?”.

Parrebbe proprio di no: i fatti e gli atti, ancora una volta, ammettono il contrario.

E’ vero o non è vero, stando a quanto presente negli atti della segreteria comunale, che l’attuale Esecutivo, ad ogni pie’ sospinto, determina di resistere in giudizio avverso Tizio, Caio, Sempronio, Pinco e Pallino che, il più delle volte, citano in giudizio l’ Amministrazione Comunale per insulsi accidenti di lana caprina e non perchè, come in questo caso, la posta in gioco siano delle vite umane?

Se l’assiduità ad andar per tribunali ormai è parte quasi preponderante del quotidiano amministrativo locale, la puerile scusa dello spauracchio del Tar, per evidenza di fatti, si scioglie come neve al sole arrossendo, infine, per vergogna.

Quindi, per acquisir patente di credibilità, taluno avrebbe dovuto ipotizzare qualche giustificazione meno goffa e strampalata.

Tale insulsa boutade, non la manderebbero giù nemmeno gli albini somarelli dell’Asinara.

Nel Consiglio Comunale capoterrese, chi, come il sottoscritto. è collocato nella cosiddetta “Minoranza” non ha alcun potere decisionale.

Invece chi è allocato in Maggioranza il potere decisionale ce l’ha eccome.

E allora, di grazia, si vuole spiegare a noi, ma soprattutto ai nostri concittadini, perché Codesto Esecutivo che ha facoltà di decidere ha deciso di non decidere con immediatezza in merito al blocco edilizio delle zone esondate dall’ultima alluvionale?

Si tratta di pavidità, di irresponsabilità, o piuttosto del timore di perdere, il consenso elettorale di edificatori di immobili costretti, paradossalmente, all’immobilismo.

Che stoltezza! Se l’Esecutivo avesse deciso, com’era doveroso, per un immediato blocco dell’attività edilizia, ai signori imprenditori si sarebbe procurato solamente un danno, ora, invece, con questa tardiva decisione assunta come suol dirsi “a babbo morto”, al danno s’è aggiunta anche la beffa.

Infatti l’immediato blocco dell’attività edilizia avrebbe evitato che, detti imprenditori affrontassero ulteriori spese di materiale, di manovalanza, di progettazioni, di cui oggi, causa il tardivo intervento dell’Istituzione, si sono comunque fatti carico senza alcuna prospettiva di un positivo ed immediato ritorno economico.

Questo è abbastanza ma non è tutto.

Abbiamo appreso inoltre, pur sempre dallo stesso quotidiano nel quale venivano riportate le su menzionate dichiarazioni dell’assessore Asunis, che, il Sindaco, addirittura, afferma di non sapere niente della licenza edilizia rilasciata il 22 gennaio 2009 per un’abitazione da ubicarsi in quel di Frutti d’Oro secondo.

E’ ammissibile che, colui che è a capo dell’Amministrazione Comunale capoterrese, dopo un disastro alluvionale e tutto quel che ne è conseguito, con puerile e disarmante candore, ammetta una ignoranza amministrativa di siffatta specie?

Giove Pluvio, nell’alba nefasta del 22 Ottobre, scaglia sul nostro territorio il finimondo, cinque innocenti vittime ne pagano dazio, in ogni dove lacrime e disperazione, il resto è imperante disagio quotidiano.

Nonostante ciò, incredibile dictu, nelle nostra municipalità si continua imperterriti a dispensare, a mo’ di noccioline per scimmiette da zoo, licenze edilizie per siti, dove elementare intelligenza e buon senso, non potrebbero autorizzare, e tantomeno far costruire, neppure ludiche casette modellate con la plastilina.

Traspare chiaro che, quanto giustamente è stato deliberato prima dalla Giunta e poi ratificato dal Consiglio in merito alla salvaguardia delle zone esondate dall’alluvione, abbia lo stesso tempismo e la medesima puntualità di una svampita ostetrica che, giunge a prestare assistenza ad una puerpera, quando il pargolo è già impegnato ad assolvere gli obblighi di leva militare.

In questa Municipalità, ancora una volta sono i fatti a testimoniarlo, i ritardi, anziché essere una eccezione, sono diventati una regola, un vergognoso modus operandi.

Per evidenza di accidenti e sconquassi dobbiamo ammettere, ed ammettiamo, che il post-alluvione è di difficilissima gestione e risoluzione, ma, per altrettanta onestà, non possiamo sottacere, e non sottaceremo, che ben poco, anzi quasi nulla di quello che era fattibile è stato fatto da coloro che, in ambito locale, hanno una diretta responsabilità di intervento.

Si incolpi pure, e giustamente, l’Esecutivo Regionale e Statale per non aver ancora elargito quanto doverosamente ed urgentemente, sul piano finanziario, andava elargito.

Ma si abbia anche coraggio ed onestà di ammettere che a tutt’oggi, sul flacido grembo di mamma Regione, si è andati a piagnuccolare a prescindere, pur senza aver assolto, in primis, al proprio dovere.

Come si può pretendere che, in un battibaleno, sia mamma Regione a porre ordine e raziocinio in questo nostro territorio che, la duplice giunta del sindaco Marongiu, non è stata capace, nell’arco di ben sette anni, di dotare di un indispensabile e imprenscindibile Piano Urbanistico Comunale?

Come si può reclamare su provvidenze finanziarie che tardano ad essere elargite quando, intanto, sono state lasciate marcire sui conti correnti bancari e postali “pro alluvione”, cifre che, seppur esigue, potevano essere capaci di mitigare, nell’immediato, il disagio di coloro che, per forzata villeggiatura, intristiscono negli alberghi?

Giusto l’altro ieri, il caro Don Battista ha relazionato, con doverosa ma pur sempre encomiabile trasparenza, la nostra comunità su quanto Madonna Provvidenza aveva indirizzato a favore dei suoi parrocchiani e come tali risorse fossero state, seppur parzialmente, ma immediatamente, messe a frutto.

Giusto un mese fa, siamo riusciti carpire, non senza fatica, dai cronici silenzi del Palazzo quanto v’era in deposito, anzi in letargo, sui conti correnti pro alluvione.

Di grazia, quando s’intende indirizzare a buon fine quest’autentica seppur risicata manna destinata ad anime tuttora in pena e travaglio?

Da che mondo è mondo, solo quel burattino d’un Pinocchio s’è bevuto che, tenendo nascosti sottoterra alcuni fiorini nel Campo dei Miracoli, il capitale magicamente poteva essere raddoppiato.

E’ innegabile che il nostro territorio potrà essere messo in giusta sicurezza e salvaguardato adeguatamente solo quando si potrà disporre degli indispensabili sonanti denari.

Ma è altrettanto innegabile che è veramente da stolti, rinunciare a qualsiasi programmazione sul da farsi attendendo, con illogica e perniciosa ignavia, l’acquisizione del malloppo regionale o statale.

E’ lapalissiano che, se in attesa delle provvidenze finanziarie, si avvia preventivamente un minimo di programmazione, quando queste provvidenze, infine, giungeranno in porto, immediatamente e di buona lena si potrà dare avvio alla ricostruzione.

E’ altrettanto lapalissiano che, se invece si opta, per l’inutile tattica delle mani in mano con relativo giramento di pollici, stando in attesa che dai cieli, regionali o statali, prorompa latte e miele finanziario, quando giungeranno i denari, anziché marciare spediti sulla via della ricostruzione, si sarà costretti a cincischiare e perdere tempo a programmare quel che doveva essere ma non è stato programmato?

I ritardi non hanno mai partorito puntualità, ma ulteriori ritardi. Chi la pensa in modo contrario, è, solamente, stolto ed illuso.

E’ mai possibile che, nel frattempo, a nessuno di coloro che direttamente amministrano la nostra comunità, sia balenata in mente la necessità di coinvolgere direttamente i cittadini, sollecitando loro pareri e punti di vista, sulle più opportune risoluzioni da adottare per ottimizzare il risanamento strutturale e idrogeologico del nostro territorio?

E’ ammissibile che un’associazione spontanea di cittadini, quale quella del 22 Ottobre, con encomiabile senso di responsabilità ed attaccamento al territorio, si sia sobbarcata, l’onere di indagare su causa ed effetti alluvionali così da poter evitare per il futuro quello scempio che un disattento passato ha creato?

Per la scuola di Rio san Girolamo, per il ponte di Pauliara, per la diga di Poggio, per le paratie che dovranno incanalare in assoluta sicurezza la confluenza dei due torrenti che hanno causato distruzione e morte, per tutti gli altri accidenti che hanno complicato drasticamente l’esistenza di tanti nostri fratelli capoterresi, non sarebbe davvero opportuno e intelligente un dialogo con coloro che, quotidianamente, abitano e frequentano queste strutture?

Dialogo che non deve, ne può significare, l’estromissione, l’emarginazione o la sottovalutazione di tecnici di alta professionalità e capacità ma che, invece, se ben organizzato ed indirizzato, si trasformi in utile supporto per cogliere, in un ambito di totale compartecipazione e condivisione, il meglio per la nostra Capoterra.

Teoria e pratica, ovvero conoscenza ed esperienza, per essere davvero produttive debbono necessariamente intersecarsi, perché , solo dal loro perfetto connubio, si potrà evitare di ripetere gli errori del passato.

Chiediamo scusa! Inconsciamente, ci siamo permessi di sollecitare quanto fa parte del nostro credo politico, ovvero la diretta partecipazione dei cittadini all’amministrazione pubblica, e lo abbiamo fatto dimentichi che, siffatta democratica dottrina, per taluni amministratori locali, ha la stessa intelligibilità dell’aramaico o del sanscrito.

In conclusione: cari concittadini, questo è il personale punto di vista del consigliere Franco Bayre, sul quale, democraticamente, si può, o non si può, essere d’accordo, ma che, ancora una volta, di certo non difetta di chiarezza e schiettezza.

Grazie, comunque, per la Vostra cortese attenzione.

Il Consigliere
Franco Bayre

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