Rugby. Capoterra, una bella storia

Amatori Rugby Capoterra

Nel numero di RUGBY MAGAZINE di Giugno, in edicola in questi giorni, è presente un articolo dedicato all’Amatori Rugby Capoterra. Articolo che narra la storia della società capoterrese dalle sue origini sino ai giorni nostri, riprendendo uno dei pezzi apparsi nella nostra Newsletter di Maggio e che di seguito riproponiamo nella versione pubblicata dal prestigioso mensile. In Sardegna proprio nel periodo tra le due guerre fa capolino, tra un manipolo di appassionati, questo sport che ben presto verrà travolto dagli eventi della seconda guerra mondiale. Nei primi anni cinquanta quando ancora è in corso la campagna di bonifica per la malaria, e ancora è fresco il ricordo dei bombardamenti, gli alleati oltre che la carne in scatola, il chewing- gum e il boogie-woogie fanno scoprire ai ragazzi di Cagliari e dintorni la passione per la palla ovale.

Saranno cinque squadre a disputarsi il titolo regionale, le squadre del continente non prendono in considerazione di annettere ai propri campionati le squadre sarde per via dei difficili e onerosi collegamenti. Pertanto si finisce per giocare sempre contro le stesse squadre e gli stessi giocatori. Per questo motivo, dopo appena due anni il rugby nell’isola sparisce. Sarà un silenzio che durerà vent’anni. Sono ancora lontani i tempi del Cagliari di Riva e la fame di sport in Sardegna, viene appagata dal ciclismo e dal pugilato che grazie alle imprese di alcune individualità, catturano l’interesse del pubblico. Mentre gli sport meno popolari come il rugby, ancora stentano ad affacciarsi alla ribalta sportiva isolana. Finalmente dopo vent’anni, grazie all’impegno della federazione e dell’allora presidente Sergio Luzzi Conti, si avverte una nuova energica determinazione che cerca di dare uno scossone in favore di questo sport, questo momento viene avvertito anche nell’isola. Nel 1971 nascono in Sardegna quattro squadre due a Cagliari, una a Carbonia e una a Capoterra. Sì, ecco la comparsa della prima squadra capoterrese dal nome Fiamma Capoterra che debutta nel suo primo torneo sul campo Amsicora di Cagliari. In quella formazione giocarono Gianni Atzori, Gianni e Lello Mura, Antonio e Carmelo Cogoni, Anelli, Balzelli, Primo Farigu. Erano matti per questo sport. E dire che inizialmente al primo impatto, ad una presentazione promozionale di questa disciplina al Poetto, la reazione di questi ragazzi capoterresi, capitati lì quasi per caso fu – No, non è per me! –
Nel 1972 l’impegno di un gruppo di uomini formato da studenti e lavoratori con questa passione mischiata al sangue nelle vene, fondano stabilmente la prima società rugbistica capoterrese, sacrificandosi e autofinanziandosi per poter intraprendere e proseguire quest’avventura. Le prime maglie a bande gialle e rosse, colorano casualmente la prima divisa da gioco, quei colori rimarrano per sempre i colori sociali della società. Pian piano in Sardegna cominciano a muovere i primi passi alcune società nel sud dell’isola e a nord nasce l’Amatori Rugby Alghero. Il campionato sardo però vede la luce solo nel 1977, il Capoterra prende l’attuale nome di Amatori Rugby Capoterra e vince quell’edizione. Ma c’è sempre troppo distacco tra l’attività delle squadre isolane e la federazione e, infatti, ottengono un netto rifiuto quando chiedono di essere inserite in gironi nazionali. Così si sceglie la promozione del rugby nelle scuole, si organizzano corsi di specializzazione per insegnanti di educazione fisica. Poi con i Giochi della Gioventù, nel 1978 la squadra di Capoterra finisce al primo posto battendo le squadre del Lazio, della Toscana e dell’Umbria. Un anno dopo trionfa a Roma nella fase interregionale e si classifica al quarto posto a Genova nella fase nazionale. Questi piccoli rugbisti, arrivati da un paesino del sud Sardegna, irrompono nei tornei giovanili nazionali, dimostrando che il rugby può coltivare parecchie speranze di divulgazione nel territorio sardo.
Nella Sardegna che cresce rugbisticamente c’è anche la presenza di un tecnico federale per il minirugby, Gianni Atzori, uno dei protagonisti di quella prima partita disputata anni prima, sul campo del Cagliari calcio dello scudetto . Ci sono anche tre arbitri che però hanno difficoltà ad esercitare la loro passione: mancano le partite e così hanno veramente poche occasioni per poter arbitrare. Il tecnico federale comunque riesce a lavorare bene.
Nel 1977 si tiene a Capoterra la festa del minirugby e nello stesso anno partecipa con due squadre, una delle elementari ed una delle medie, al torneo di Treviso. Ma l’attività seniores è composta solo da tre squadre, i Saracens di Cagliari, l’Alghero e il Capoterra. Il Carbonia e le altre piccole realtà isolane non sopravvivono. Anche se il pubblico comincia a diventare più numeroso, la mancanza di confronto in un campionato nazionale con altre squadre storicamente di tradizione rugbistica maggiore non consente al movimento sardo di accrescere la propria esperienza. CapoterraCagliari. comunque continua ad occuparsi di giovani. In quegli anni, presidente Giancarlo Salis l’Amatori ha circa trenta tesserati seniores con i quali partecipa al campionato di serie C, ottanta ragazzi del minirugby e inoltre cinquanta ragazzi che fanno attività nelle scuole dell’hinterland di

Nel corso degli anni le giovanili rimarranno il fulcro dell’attività dell’Amatori Rugby Capoterra, i ragazzi sardi riusciranno ad ottenere eccellenti risultati contro le squadre del continente e addirittura una medaglia d’oro ai Giochi della Gioventù a Roma nell’Ottobre del 1981, una medaglia d’argento nella finale contro il Padova finita in parità ai giochi della Gioventù nel 1989 mancando la medaglia d’oro solo per differenza di età e una medaglia d’oro ai Giochi della Gioventù nel 1991. Nel 1996 forse il riconoscimento più prestigioso, il premio C.I.A.R. del Club Italiano Amatori Rugby, premio solitamente destinato a squadre di serie A che premia il sodalizio capoterrese per il lavoro svolto con le giovanili e per essersi distinta con la squadra seniores.
I primi passaggi con la palla ovale sui campi di Poggio dei Pini, di Su Loi, della coop.Mille, dove per poter giocare si dovette estirpare tutti insieme un vecchio vigneto, quindi sul campo di Santa Rosa e finalmente su quello di via Trento. Oggi il campo comunale dove l’attuale compagine capoterrese sostiene gli incontri casalinghi nel campionato nazionale di serie B.

ASD Amatori Rugby Capoterra

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