Viaggia spedito nel pianeta musicale italiano il ventottenne Samuele Dessì di Capoterra, chitarrista e programmatore.
Da Roma a Milano, passando per Bologna, le più importanti sale d’incisione della penisola sono diventate oramai la sua casa.
E imprimendo un ritmo frenetico alla sua vita ha bruciato come pochi le tappe del successo.
Ha certamente qualità professionali invidiabili visto che oggi è il braccio destro di Fio Zanotti, il più grosso ed indiscusso produttore artistico del nostro Paese.
Colui che l’ha portato alla corte di artisti del calibro di Adriano Celentano, Gianni Bella, Anna Oxa.
Con loro collabora ormai da diversi anni e le copertine dei dischi lo testimoniano.
Con la grinta di un pugile dei bassifondi Samuele si è saputo imporre in quello che chi conosce questi ambienti non esita a definire “un mare di squali”.
Si perché “la bravura da sola non basta, ci vuole carattere, bisogna saperci fare senza rinunciare, però, alla propria dignità”.
Il suo destino sembrava averlo già scritto qualcuno per lui, tanti anni fa.
L’officina del padre lo aspettava sotto casa.
Ma “una maestra eccezionale che come un demiurgo plasmava la materia informe” gli ha fornito gli strumenti culturali per essere libero, per autodeterminarsi, per riscrivere il suo futuro.
Con commozione ricorda gli anni bui del suo passato, quando l’orizzonte era un miraggio.
L’anno del militare la cui fortuna era stata quella di “riuscire ad avere una stanza tutta per me e moltissimo tempo libero a mia disposizione. Mi sono portato libri e strumenti e passavo le giornate a studiare. La disperazione però era tanta, perché anche avendo inciso un disco con la mia Band mi accorgevo che la mia terra non era in grado di offrirmi delle chances”.
Poi il passo decisivo: la Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo in Piemonte.
Una sorta di “Saranno Famosi” all’italiana dove ad insegnare sono i musicisti dei Big della canzone italiana.
Per mantenersi, con alcuni compagni, ha suonato su e giù per il Piemonte. Ma su venti studenti di quella scuola solo due oggi lavorano ai più alti livelli.
Uno di questi è lui, la cui determinazione l’ha portato, pur essendo un autodidatta, a prevalere su quanti vantavano titoli accademici delle migliori Scuole.
C’è chi sostiene che la fortuna aiuta gli audaci. E Samuele Dessì riconosce di averne avuta.
Soprattutto quando, terminata la scuola, si affacciava lo spettro di un ritorno a casa a mani vuote.
Ma il caso ha voluto che “un programmatore smise improvvisamente di collaborare con Fio Zanotti durante la realizzazione di Senza Pietà di Anna Oxa ed io mi misi in gioco. Era il mio treno e non ho esitato a prenderlo”.
Da li le porte si sono aperte come per incanto. Ma anche oggi, dopo aver lavorato al seguito di Celentano per la realizzazione dei suoi ultimi successi discografici, dopo aver sperimentato il bello della diretta in “Francamente me ne infischio” prima, e in “125milioni di cazzate” poi, il temerario giovane sardo non ci sta a farsi etichettare come un “arrivato”.
Anzi, esorcizza quasi il termine perché “l’orizzonte è sempre lontano”.
Certo oggi guadagna qualcosa, ma la crisi discografica è un problema che non deve minimamente essere sottovalutato.
Al punto che forse il prossimo traguardo lo vedrà oltrepassare la Manica per sondare le proposte londinesi che da qualche tempo lo stanno facendo riflettere. Lui per ora continua a lavorare incurante degli orari massacranti cui viene sottoposto e, continuamente, si aggiorna per evitare di essere sorpassato, di perdere quello spazio che con fatica e sudore si è meritatamente ritagliato.
Con l’umiltà che lo contraddistingue riflette poi su coloro che, seppur bravi quanto lui, sono rimasti senza un treno, perché “è difficilissimo entrare in questo ambiente, è un circolo chiuso. Se però dovessi dare un consiglio a chi vuole affacciarsi a questo mondo gli direi di studiare tantissimo e di assecondare i propri sogni, di inseguirli credendoci sino in fondo, perché la perseveranza è un ottima alleata. Io sono l’esempio che chi vuole realmente raggiungere certi obiettivi, chi non si arrende e lotta con grinta può farcela”.
Poi con fare nostalgico si volta indietro.
Il pensiero va alla sua terra e nuovamente a quella maestra che oggi non c’è più e verso la quale si sente in dovere di continuare sulla strada dell’onestà intellettuale e del rigore morale.
Solo oggi, forse, ha capito che lei è stata il primo vero treno di questo suo lungo, irresistibile viaggio.