Santa Gilla, Copparoni: la chiesetta romanica è un rudere abbandonato

Una giornata a passeggio nello stagno di Santa Gilla ma i rifiuti sono dovunque. Il degrado del porticciolo di Maramura e l’abbandono del sito archeologico di grande rilevanza, o meglio, ciò che resta della probabile chiesetta romanica di Santa Maria di Caput Terrae, saltano subito agli occhi. Danno fastidio.
Così Gabriele Corda, Gianni Loddo e Roberto Copparoni, presidente dell’associazione di volontariato Amici di Sardegna, già Ispettore onorario della Soprintendenza di Cagliari e Oristano, hanno portato a casa un reportage, in cui denunciano degrado e abbandono nella laguna e nell’architettura. Due beni da valorizzare per creare occupazione e ricchezza in tutti i sensi.
“Dobbiamo ricordare che la chiesetta romanica di Santa Maria di Caput Terrae dopo la conquista aragonese della Sardegna, vide sbarcare i pisani che scelsero la spiaggia di La Maddalena per effettuare un massiccio sbarco di truppe allo scopo di ostacolare l’azione militare dell’infante Alfonso – spiega Copparoni – infatti alcuni giorni dopo, verosimilmente il 26 febbraio 1324, proprio i 1200 cavalieri pisani sbarcati nel porto di Maddalena, si scontrarono con gli eserciti dell’infante Alfonso in località di Lutocisterna, dove nella battaglia vinta dagli aragonesi, perirono migliaia di militari.
Visto che parliamo tanto di recupero e valorizzazione della nostra cultura ci piacerebbe che il Comune si attivasse per parlare di come sarebbe possibile promuovere una campagna di studi e di recupero dell’intera struttura. Non sarebbe male organizzare una tavola rotonda e un dibattito pubblico sul tema”…

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