A Capoterra una costa da difendere. Basta puzza, speculazioni, rischi idrogeologici: “Ascoltate anche noi”

Quando dormi con la finestra aperta e alle 5,58 vieni svegliato da una puzza terribile che arriva dall’area industriale e penetra nei tuoi polmoni, scopri che non stai vivendo al centro dell’Eden. Quando arriva settembre e sei costretto a guardare il cielo con preoccupazione, e poi ti ricordi che i progetti di prevenzione idrogeologica non sono stati affatto completati, capisci che è un po’ come vivere ad handicap. Eppure loro, le migliaia di abitanti della costa di Capoterra, rappresentano una comunità vivace e intelligente che dibatte e non si arrende. Lo fa spesso nel gruppo Fb “Info Caputerra”, dove non mancano suggerimenti e qualche polemica con i consiglieri comunali. Ad esempio sul nuovo Puc appena approvato dai pochi consiglieri che potevano votarlo: c’è preoccupazione per le nuove grandi attività commerciali, per chi vorrebbe ancora assaltare questa costa con alberghi e cemento. Un litorale già devastato da costruzioni selvagge negli anni Settanta, dove chi edificava si dimenticava di realizzare i servizi essenziali, dalle fogne alla rete idrica (emblematica la storia di Picciau). Ma il problema, da queste parti, è sempre stato un altro: “L’integrazione con Capoterra centro, ma anche con Poggio dei Pini e le altre lottizzazioni, non c’è mai stata”, dicono gli abitanti. Non è soltanto la famosa storia che le decisioni, a Capoterra, si prendono sempre in quel fazzoletto di metri quadri che sta attorno al Municipio. Specie quelle sul dio cemento. E i politici li vedi in campagna elettorale ma poi, a parte i pochi che davvero vivono la realtà della costa, quasi si disinteressano di Frutti d’Oro, Su Spantu, Torre degli Ulivi, Maddalena Spiaggia. Gli abitanti mostrano qui le vecchie cartine idrogeologiche degli anni Sessanta, l’effetto è preoccupante: le alluvioni hanno letteralmente stravolto la geografia oltre che i territori. Il rio San Girolamo e il Masoni Ollastu si sono spostati, scaraventati via dagli eventi atmosferici ma soprattutto dall’incuria dell’uomo e delle amministrazioni comunali. Chi ha realizzato quelle orrende ringhiere ai bordi della Sulcitana non ha pensato che non è un idillio passeggiare lì, con le auto che sfrecciano e al centro esatto di due poli industriali che inquinano, Sarroch e Macchiareddu. Capoterra è un territorio che è sempre stato svenduto: ai cementificatori, agli inceneritori, mai a chi ha pensato di farne almeno un avamposto turistico per intercettare i vacanzieri in rotta verso Pula e Chia. Ora il dibattito riesplode perchè i cittadini hanno due mesi di tempo per presentare le loro osservazioni al Puc che pochi consiglieri, solo nove, hanno potuto votare. Gli unici che non avevano interessi e terreni nel territorio. “Ma qualcuno la sente la puzza di fogna al ponte sul rio San Girolamo?”, chiede su Fb Carla Cancellieri, una delle testimoni di tanti anni di battaglie di condomini che chiedevano soltanto di essere ascoltati, prima ancora che rappresentati. I nuovi impianti, su tutti quello del compostaggio, hanno reso l’aria irrespirabile da queste parti, dove le case sono state deprezzate dall’alluvione. In un territorio ancora ferito, che aspetta ad esempio quel piano di prevenzione contro le mareggiate a Frutti d’Oro, quel sistema di barriere sulla sabbia già finanziato ma ancora- è il caso di dirlo- in altomare. In una costa che è stata letteralmente divorata dall’erosione, e c’è chi si è ritrovato il mare in giardino e in salotto. Nel frattempo le amministrazioni comunali di centrosinistra sono scese spesso stranamente a patti con imprenditori legati al centrodestra, rilasciando concessioni edilizie che hanno cambiato volto per sempre anche allo stagno di Santa Gilla. “Ma è possibile essere svegliati a quest’ora dalla puzza che entra dalle finestre aperte?”, si chiede Alessandra Dessì. Sarà interessante capire, adesso, se i politici di Capoterra andranno a discutere il Puc anche con loro, gli abitanti della costa, che non vogliono sentirsi gli ultimi. Ma che hanno ragione da vendere, e tante ragioni da spiegare.
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