Cagliari, Carcangiu: tutto è rimasto come allora. Pericolo per i canali di scolo delle acque piovane nella statale 195. Da quel maledetto 22 ottobre del 2008, quando la furia dell’acqua uccise 4 persone, l’associazione “Capoterra, solidarietà e pari dignità” manifesta nel palazzo regionale in via Roma a Cagliari.
Un’assemblea per non dimenticare che la questione sicurezza idrogeologica del territorio non ha fatto passo avanti: “Tutto è rimasto come allora – denuncia il presidente dell’associazione, Carlo Carcangiu – la foce e i canali dei fiume da ripulire. La sistemazione dei fiumi Masoni e S’ollastu e il Rio San Gerolamo senza trascurare i ponti a Su Loi e i canali di scolo nella statale di competenza Anas.
L’illuminazione sempre spenta nella Sulcitana e le ringhiere divelte dagli automobilisti.
Ecco noi, tutti gli anni ricordiamo a che punto è la questione sicurezza e constatiamo che la strada per attenuare il rischio idrogeologico è ancora tutta in salita”.
Stamattina, in tanti hanno ricordato il dramma di 5 anni fa. In parecchi hanno perso casa e affetti.
Il 22 ottobre, alle 5.30 le bombe d’acqua cadevano su tutto il territorio, in poco meno di un’ora era scesa tanta di quell’acqua che le sponde dei fiumi non hanno retto.
Acqua e fango dovunque da monte a valle precipitavano come proiettili.
In alcune ore, il territorio circostante cambiò la morfologia. Irriconoscibile.
La potenza dell’acqua piombò anche sulla scuola materna di Rio San Gerolamo, fortunatamente, gli alunni non erano ancora entrati.
Gli insegnanti che in quel momenti si trovavano nell’edificio, trovano scampo sul tetto.
Una mattinata di routine per i dannati della Sulcitana, si trasforma in tragedia. Le auto spostate da una parte all’altra come birilli e un’insegnante che da Iglesias andava a Pula, fu inghiottita dall’onda di fango.
Un 22 ottobre, difficile da dimenticare per le ferite ancora visibili del territorio ma ancor di più per i traumi difficili da sublimare.
Basta che si preannuncia un allarme meteo e i residenti delle zone più colpite, Frutti d’Oro e Rio San Gerolamo non dormono sonni tranquilli.
“Le promesse in questa campagna elettorale, per le regionale ci sono – continua Carcangiu – ma i ritardi, non hanno consentito alle persone che hanno subito l’alluvione, con gravi danni alle abitazioni, ai mobili e ai veicoli, di riacquistare la serenità andata perduta quel tragico 22 ottobre, ci furono 4 morti e ha creato insicurezza nell’intera comunità. La battaglia per il riassetto idrogeologico del territorio la combattiamo tutti insieme”.
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