Macchiareddu centrale a biomassa: discussione in consiglio comunale

Capoterra, assemblea civica per acquisire più informazioni sull’impianto. Polemiche per l’ora mattutina: penalizza i lavoratori. Della realizzazione dell’impianto a biomassa che sta sorgendo a Macchiareddu in territorio di Assemini, se ne parlerà in Consiglio comunale, martedì prossimo alle 8.30.
Non sono mancate le polemiche per l’ora scelta: “Penalizza i lavoratori e molti non potranno partecipare”, hanno lamentato in parecchi.
Un’assemblea richiesta da un gruppo di cittadini che aveva presentato agli uffici del palazzo municipale una raccolta di 350 firme proprio perché la questione fosse affrontata.
Il presidente del Consiglio, Giorgio Marongiu ha accolto la petizione, ha mobilitato gli uffici perché chiedessero all’assessorato regionale all’Ambiente tutto l’incartamento che riguardava l’impianto.
“Vorrei che fosse una discussione sulle carte e sulle certezze – ha detto Marongiu – in modo che si diffondano dati chiari”.
Sulla stessa linea si muove Giacomo Mallus del Pd: “Vorremo che la questione non si affronti la con pregiudizio. La centrale dovrebbe sfruttare combustibile biologico e quindi che gode degli incentivi previsti per le energie alternative. Siamo disponibili ad un confronto di opinioni anche perché il nostro Comune non fa parte della Conferenza dei Servizi e quindi non abbiamo potuto seguire l’iter presentare a suo tempo la nostra posizione”.
In tutti i casi quel che è fatto non si può disfare.
L’impianto ha tutte le autorizzazioni. È in regola.
Ha ottenuto anche la tanto temuta, Via, la Valutazione di Impatto ambientale.
Nel 2009-2010 ad Assemini ci son state delle Assemblee civiche dove il progetto è stato presentato e discusso anche con i cittadini. Adesso, pare che a quegli incontri abbia partecipato nessuno.
Anche ad Assemini, la questione, probabilmente, il prossimo mese, su richiesta di Fortza Paris ed Enrico Salis di Sel, sarà discussa nel palazzo comunale di via Monti.
L’impianto di Machareddu ha avuto l’ok dall’Unione europea e dallo Stato allargando i cordoni della borsa per 180 milioni di euro.
L’obiettivo è quello di riconvertire l’ex zuccherificio di Villasor e la filiera agricola a lui collegato.
L’impianto, secondo i vincoli, dovrà essere alimentato da biomassa locale, coltivata in zona. Quindi gli incentivi sull’energia verde ci sono e si sfruttano. La centrale comprende una caldaia a biomasse, due gruppi ad olio vegetale, un impianto a biogas e un piccolo fotovoltaico, sarà attiva 24 ore al giorno per 365 giorni all’anno, per un totale di 8 mila ore.
Per alimentare la caldaia e i gruppi a olio vegetale servono quasi 340 mila tonnellate di biomassa all’anno. Ciminiere sempre fumanti, una produzione a ciclo continuo che porterà nelle casse della PowerCrop decine di milioni di euro.
L’impianto è di proprietà della Società PowerCrop “Alle radici dell’energia” di Sesto San Giovanni. Sarà da 73 megawatt, un generatore a biogas di 5,6 megawatt e un generatore a olio vegetale di 27 megawatt.
L’energia prodotta il 12 per cento sarà destinata ad alimentare l’impianto, il resto dovrebbe essere immesso nella Rete Nazionale.
I motori a pieno regime dovrebbero lavorare quasi 340 mila tonnellate l’anno di biomassa per sviluppare 50 megawatt. Dovrebbe produrre energia verde, quindi rientra nelle così dette fonti alternative è scritto nell’Accordo di Programma chiamato: “Progetto di Riconversione di Villasor”.
L’obiettivo è quello di riavviare la bieticoltura che faceva capo agli zuccherifici dismessi della Eridania Sadam, Gruppo Maccaferri. Insomma diventerebbe, una sorta di rilancio del settore agricolo e delle barbabietole da zucchero che d’ora in poi saranno coltivate per produrre energia.
Non solo, ma brucerà tutto ciò che è biodegradabile, quindi anche scarti animali.

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