Capoterra, gli atleti dopo la sentenza: “Non vogliamo che la piscina chiuda”

Cresce la preoccupazione tra i lavoratori e i 500 atleti che frequentano la piscina comunale in via Lombardia, lungo la strada per la comunità montana. Hanno paura che possa chiudere, in attesa delle varie sentenze, forse sino ad arrivare al pronunciamento della Corte Europea. I dipendenti non vogliono finire ad ingrossare le file dei disoccupati.

Questioni giudiziarie a parte, tutto lavoro per gli avvocati. Intanto, le lamentele si fanno sentire e c’è pure chi tra i genitori vorrebbe fare partire una petizione perché hanno timore che le attività sportive possano subire uno stop. Non vogliono, proprio ora che hanno raggiunto ottimi risultati. Gli atleti tutti del posto, hanno portato a casa parecchi riconoscimenti. I risultati agonistici in questi cinque anni di allenamenti, iniziano ad arrivare. Terzi in Sardegna nella classica stagionale, campioni regionali nella Categoria Esordienti, la squadra femminile ha vinto il Campionato regionale, solo per citarne alcuni.
Insomma, gli sportivi e i lavoratori non vorrebbero subire le lungaggini dei vari iter giudiziari e nel frattempo vedere vanificati tanti sforzi con una probabile serrata o semplicemente con lo spauracchio di non poter programmare il prossimo campionato ormai alle porte. Anche nelle ferie d’agosto non abbassano la guardia e osservano con preoccupazione, la prossima stagione ormai alle porte.

All’indomani della sentenza di Stato che dà ragione alla Promogest, esclusa dalla gara, perché non aveva presentato la fideiussione definitiva, requisito non richiesto dall’appalto, bandito sei anni fa.
La commissione tecnica comunale che allora valutò la documentazione, affidò la gestione della piscina alla Promosport. Il ricorso al Tar gliela dà vinta. Ma il Consiglio di Stato, ribalta la sentenza del Tribunale amministrativo e dà ragione alla Promogest. I futuri passi? Li valuteranno i legali. Al momento, nessuno lo sa. Bocche cucite. Per ora, lasciano parlare la sentenza del Consiglio di Stato. Intanto, resta la preoccupazione degli atleti e dei lavoratori.

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