Eolico off shore, difendere il Golfo di Cagliari

Quasi in sordina, circa una settimana fa i giornali hanno pubblicato la notizia che con molta probabilità vedrà il golfo di Cagliari protagonista per gli anni a venire, non tanto per la bellezza dei fondali e per gli scorci quasi caraibici, quanto per l’installazione di una centrale eolica in mezzo al mare con una concessione governativa che durerà cinquantanni: a circa 10 km dalla costa con le 33 pale che emergeranno 120 metri ciascuna, per un’estensione di quasi nove chilometri e con un cavo sottomarino che approda in piena città nella spiaggia di Giorgino.

La Capitaneria di porto di Cagliari ha inviato una nota molto sintetica che informava cinque comuni del cagliaritano che una società di Cesena avrebbe mostrato interesse a progettare, realizzare e gestire un impianto off shore, chiedendo ai Comuni di esprimere le proprie osservazioni entro il 30 marzo 2010; qui si apre un problema di democrazia, su chi debba tutelare gli interessi dei cittadini e dei territori, se le amministrazioni locali o dei funzionari ministeriali.

La localizzazione di questa proposta e il metodo di coinvolgimento dei Comuni interessati, mi spingono ad esprimere un No convinto.

Negli ultimi mesi del 2009 nella zona di is Arenas nella costa occidentale della Sardegna venne formulata una proposta simile; anche in quel caso lo spazio che venne dato dai maggiori organi di informazione fu inizialmente abbastanza esiguo.
L’unico coro di No convinto fu quello sollevato da un gruppo, che ha raggiunto le 10.000 adesioni, creatosi su facebook che riuscì ad organizzare un sit in nella spiaggia di Is Arenas per protestare contro l’installazione delle pale.

La rassegnazione porta ad accettare passivamente questi impianti eolici, che ricordo portano vantaggi esclusivamente a chi avrà la concessione governativa, temendo che l’alternativa possa essere l’introduzione di centrali nucleari in Sardegna.
Se poi aggiungiamo che le caratteristiche del territorio favoriscono l’installazione della centrale grazie alla solidità della Sardegna sotto il punto di vista tettonico; una solidità non comune alle altre regioni italiane, visto che la zolla sulla quale poggia la Sardegna è staccata dal resto dell’Italia e soprattutto è la meno interessata dai movimenti tettonici che hanno originato i recenti terremoti e dalla zona di Subduzione con la zolla Africana.

Ma tutto questo perde d’importanza, quando pensiamo al danno paesaggistico che un impianto eolico off shore creerebbe non solo per i Comuni di Cagliari, Capoterra, Assemini Quartu Sant’Elena e Sarroch, ma per tutti i comuni costieri che si affacciano sul Golfo, da Villasimius a Teulada.
Un danno enorme per il settore turistico e diporti stico e per la naturale vocazione ad un turismo che rispetta e valorizza la natura.

Esiste un piano Energetico Regionale che individua nelle aree industriali dismesse, i siti dove realizzare questo tipo di impianti, dando un impulso positivo alla loro riqualificazione; scelta che consentirebbe a dei territori che hanno perso quasi completamente le loro potenzialità industriali di avere una seconda possibilità con le bonifiche ambientali, generando così un minimo di occupazione.

Non possiamo arrenderci, ancora una volta, a veder deturpato il nostro paesaggio, ad osservare passivamente i danni all’ambiente marino, a pensare quali rischi correremo con le tante petroliere o navi mercantili che potrebbero incagliarsi nella lunga striscia di pale eoliche, senza poi aver un euro di vantaggio per i tanti giovani in cerca di lavoro o per le famiglie sarde che nonostante tutto pagano le bollette energetiche più care di Italia.

La Regione Autonoma della Sardegna ha tutti gli strumenti per intervenire, opponendosi e rivendicando le proprie competenze presso il Governo nazionale, la recente sentenza n. 88/2009 della Corte Costituzionale, in caso di dissenso dei comuni, ha affermato la competenza delle Regioni.

Dobbiamo reagire dicendo No a questo impianto eolico, ma aprendo subito una fase di discussione sulle politiche energetiche regionali che coinvolga la Regione Sardegna, le amministrazioni locali e tutti i cittadini interessati, in forme di partecipazioni nuove ed efficaci.

Non possiamo barattare i bisogni energetici con la salvaguardia della Natura, le due esigenze devono essere risolte senza danneggiare nessun interesse, questi territori hanno sacrificato tanto in nome dello sviluppo industriale senza avere in cambio serenità sociale ed economica.

Non sarà facile impedire questo scempio, ma se i cittadini, le amministrazioni locali e la classe politica regionale saranno uniti nel difendere il Golfo di Cagliari potremo ottenere questo obiettivo.

Efisio Demuru

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