Intervento del Consigliere Giacomo Mallus nella seduta Consiliare del 5 febbraio 2010

Cari Colleghi,
l’acqua dolce è una risorsa presente sul pianeta in misura disomogenea a seconda delle condizioni climatiche e delle caratteristiche geografiche delle varie regioni della terra.

Uno degli argomenti di maggiore interesse sociopolitico del momento è legato alla questione dell’acqua, che non è solo poca, ma è anche distribuita in modo ineguale sulla superficie terrestre.

Sappiamo che il 71% della superficie terrestre è ricoperta d’acqua.
Solo il 2,5% è costituito da acqua dolce.

Secondo una indagine della Banca Mondiale, 80 paesi (con il 40% della popolazione mondiale) hanno difficoltà di approvvigionamento della preziosa risorsa idrica.
Come per il cibo anche per l’acqua si registra una forte sperequazione fra paesi ricchi e paesi poveri.
Stime attendibili dicono che la domanda d’acqua raddoppierà nei prossimi dieci anni e che 2/3 della popolazione mondiale sarà colpita da scarsità d’acqua.
Scenari ancor piu’ inquietanti prevedono conflitti mondiali e dispute sull’utilizzo dell’acqua (non del petrolio, dell’acqua).
In definitiva l’acqua è un bisogno indispensabile per ogni individuo che non puo’ essere oggetto di lucro alcuno tanto meno essere sottoposto al principio comunitario della liberalizzazione e della concorrenza dei Servizi Pubblici.
Queste semplici considerazioni, che sono anche le certezze di tutti, non hanno impedito che nel Novembre 2009 il Governo Berlusconi, a colpi di fiducia, evitando qualsiasi dialogo e confronto con l’opposizione, abbia dato corso a quella che puo’ essere definita come l’epopea della privatizzazione dell’acqua.
La legge Ronchi stabilisce che la Gestione del Servizio Idrico Integrato debba essere conferito attraverso gare pubbliche, a società con capitale misto pubblico – privato in cui i privati non possono essere presenti in percentuale inferiore al 40%.
Per semplificare il concetto, Abbanoa che attualmente è una S.p.a di proprietà dei Comuni e delle Province della Sardegna ( cioè dei Sardi) , dovrà essere ceduta per una percentuale non inferiore al 40% a gruppi di capitale esteri , multinazionali, banche, comitati di affari legali e non.
Quindi sulla vendita dell’acqua si potrà produrre un utile d’azienda, staccare un dividendo societario, speculare in Borsa con scenari inimmaginabili.
Tutto cio’ in un momento di grande assenza di garanzie per i cittadini.
Le Autority in Italia sono apparati inutili e costosi ( autorità energia, mister prezzo).
Basti fare un bilancio di come si sono svolte le precedenti privatizzazioni e liberalizzazioni. Parlo di Autostrade, Telefonia fissa e mobile, Luce e Gas finiti in mano a gruppi imprenditoriali senza capitali e senza scrupoli.
Basti riflettere sulla liberalizzazione del prezzo della benzina e sul cartello delle Assicurazioni.
Il risultato è davanti agli occhi di tutti: aumento delle tariffe e scarsa qualità.
Oggi nel nostro piccolo, dobbiamo denunciare questa aberrazione della politica e respingere all’unanimità una legge (Legge 135/2009 Ronchi) che disconosce il diritto umano all’acqua.
Invito il Presidente del Consiglio, la Giunta, il Presidente Commissione Affari istituzionali ad inserire nello Statuto del Comune di Capoterra una norma di salvaguardia, a tutela dell’acqua, riconosciuta bene accessibile a tutti i cittadini Capoterresi ed elemento di pari dignità umana.
Grazie.

Il Consigliere Comunale
Giacomo Mallus

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