Intervento di Franco Bayre nel Consiglio comunale del 25 giugno 2007

Signor Presidente, Signori Consiglieri, solo il dovuto senso di responsabilità nei confronti dei nostri concittadini, mi ha determinato ad esser presente a questa assemblea consiliare che, causa arroganti condotte ed omissioni, ormai risulta, di fatto, orfana della sua prerogativa essenziale: la ricerca, attraverso il confronto democratico, delle soluzioni migliori per il benessere di questa nostra Comunità. Marinare, da parte dei membri della Maggioranza, a guisa di scapestrati Pierini, l’ultima assemblea consiliare solo perché fatta convocare, su basi comunque regolamentari, dalla Minoranza, per dibattere e cercare di dare immediate risposte ad impellenti vicissitudini di nostri concittadini – vicissitudini che, mettono a repentaglio persino la loro incolumità fisica – non è – e nessuno si azzardi a contrabbandarlo come tale – un atto di responsabilità. Addurre, come taluno ha fatto, a giustificazione della propria e delle altrui assenze, strampalate ed inverosimili scuse è, allo stesso tempo, irresponsabile, patetico e oltremodo ridicolo. Mi rivolgo direttamente a quei colleghi della Maggioranza a cui mi lega un rapporto di fondata stima reciproca: conosco, comprendo, ma, purtroppo o grazie al Cielo, per mia coerenza con il giusto senso della vera Politica, non posso giustificare il motivo della vostra assenza. “Armiamoci e partite” è una tattica da condottieri inaffidabili che espongono le loro truppe a magre figure. Obbedire supinamente, in nome di ipocrite Ragion di Stato, a imposizioni che calpestano lo Stato (Capoterra) e la Ragione ma anche la Vostra dignità, ritengo possa essere un valido motivo di seria riflessione, e, a questa, umilmente Vi invito. Le vostre ipersecrezioni biliari, causate dal voltastomaco per insensate ma dannose costrizioni, possono essere curate con un solo farmaco, non commerciabile, ma dal prezzo piuttosto elevato: la Libertà.
Libertà di pensiero e di azione. (Il sommo Poeta ammonisce: “Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute et cagnoscenza.”.) Lo scarto, a priori, di qualsiasi volontà di confronto è cartina di tornasole d’un supponente atteggiamento di una parte di questa maggioranza che, stoltamente e per autoinvestitura, si ritiene depositaria unica della intelligenza, della lungimiranza politica, di taumaturgiche panacee per qualsivoglia accidente e, persino, della Sacrosanta Verità. Purtroppo la nuda e cruda realtà, dimostra in modo inconfutabile, quanto siano mendaci – e nocive per la nostra Capoterra – queste supponenze d’onnipotenza amministrativa. Il fulcro d’azione di coloro che, come noi, sono deputati alla Pubblica Amministrazione è, o meglio dovrebbe essere, la Responsabilità. Responsabilità, deriva direttamente dal latino “ respondere “ ed implica, soprattutto nella nostra accezione politica, non l’opzione ma il dovere di dare giuste, puntuali, concrete risposte a coloro che ci hanno eletto per amministrarli. Il mio modo di pensare e di agire, assolutamente non allineato, è inevitabile che possa procurare fastidio a taluni e far deflagrare in loro un, più o meno, educato dissenso. Ne prendo atto e ribadisco, qualora ve ne fosse necessità, che ho accettato il gravoso impegno di consigliere comunale non per ottenere subdole pacche sulle spalle da accidentali e complici compagni di merenda, ma, solo, per tentare, con le mie, più o meno esigue capacità, e assieme a coloro – che aldilà delle mere appartenenze partitiche – vogliono davvero il bene di questa nostra Comunità, di costruire con quotidiano impegno una Capoterra migliore sia nel territorio ma soprattutto nelle persone. Preferisco, di gran lunga, la solitudine a cattive compagnie. Crearsi certificati di verginità fasulli, come taluno ha fatto, con anonimi e squallidi volantini che servono solo a fomentare tensioni, ma non a risolvere i problemi che detti volantini trattano appartiene al putrido grembo dell’irresponsabilità. I volantini non li manda giù lo Spirito Santo: è vergognoso e codardo, una volta concepitili, disconoscerne la paternità. Di fronte a manifesta violazione delle norme istituzionali, ognuno di noi, per il ruolo che ricopre non ha la facoltà ma il dovere d’un intervento per il ripristino della legalità. Questo ho fatto ed intendo continuare a fare. Se poi taluno, va ad interpretare il mio agire a guisa di lesa maestà o come gratuito attacco ad personam faccia pure, ma, focalizzi, che l’eventuale alzata di scudi o gli adombramenti umorali non possono incidere sulla mia coscienza e sul mio modus operandi. Errare humanum est. Ma è da uomini sublimi, ammettere, seppur a denti stretti, il proprio errore. Il primo anno del nostro mandato ormai è alle spalle. Se volessimo tentarne un’analisi, ritengo che ben s’adatterebbe l’arguto moto di Ennio Flaiano: “la situazione è grave ma non è seria“. Se non stiamo male, non stiamo neppure bene. Di certo, potremmo star meglio e, per la quota che responsabilmente ci compete, far star meglio i nostri concittadini. Alcune serie problematiche non sono state neppure affrontate, altre, seppur affrontate, ( punte d’iceberg di queste sono i colossi PUC – PIP ) non sono state risolte e pertanto non possono essere entità davvero utili e fruibili da parte dei nostri concittadini. Urge una inversione e un’accelerazione di marcia: i tempi dovuti per concretizzare questi ed altri fondamentali strumenti indispensabili al benessere e allo sviluppo socio-economico della nostra Capoterra, sono abbondantemente e meschinamente scaduti.
Per questo, ritengo doveroso sollecitare una frequenza di assemblee consiliari serie, dotate di buone volontà amministrative e supportate dal dialogo e dal confronto, seppur con le normali diversità di vedute. E’ necessario risolvere tematiche talmente complesse ed eterogenee che, solo chi è affetto da dementi onnipotenze ammnistrative, può coltivare l’insana illusione di poterle risolvere in perenne e perfetta solitudine. Le persone di buona e corretta volontà che sono comunque presenti in questo consesso consiliare, seppur minoritarie a livello aritmetico, abbiano coscienza e responsabilità d’impegno per interpretare un ruolo oscuro ma di fondamentale importanza: quello di minuscoli granuli di lievito per far lievitare l’intera massa. Per questo auspico e, con umiltà, sollecito che la stessa minoranza cui appartengo, nel proprio indispensabile ruolo ispettivo, non limiti la propria azione a lanciare puerilmente sassi nello stagno limitandosi a rimirare gli inutili cerchi d’acqua che in esso s’allargano, ma abbia il coraggio, a fronte di reali e legali problematiche, di affondare anche il bisturi, se necessario, per estirpare il malessere e ripristinare la buona salute della nostra Comunità. Sono affetto da ingenuità, da pura e semplice illusione, da utopistiche proposte comunque irrealizzabili? Può darsi. Ciononostante, non voglio negarmi, e tantomeno negarla ai nostri concittadini, la speranza di una Capoterra migliore. Se si vince la battaglia tanto di guadagnato. Se ci si impegna allo spasimo per vincerla e, comunque, la si perde, resta la serenità di aver fatto sino in fondo il proprio dovere. Magra consolazione? Dipende dai punti di vista. Pertanto l’invito ad una seria riflessione che, rivolgo a me per primo, cordialmente lo estendo a tutti i colleghi di buona volontà di questo Consiglio Comunale.
Fatti salvi quei sordi e debolissimi “ potenti “ affetti da clientelismo cronico, intenti solo ad esercitare la loro vacua forza sulla disperazione e la disgrazia di tanti poveri cristi, smaniando, persino, in preda a maniacali deliri d’onnipotenza. Ad essi, non posso che riservare, il mio sincero compatimento. Tale individui – non se l’abbiano a male per la franchezza – più si agitano e smaniano e più li immagino seduti nella tazza di un bagno con una ruspante gallinella che li becchetta in testa. E mi viene, sconsolatamente, da ridere.

Capoterra, 25 giugno 2007

Franco Bayre
Consigliere Comunale

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