Lo stagno di Santa Gilla rinasce grazie al Progetto Gilia Life Natura, finanziato dall’Unione Europea

Quasi fosse una foto di gruppo, nessuno è voluto mancare all’appuntamento, voluto ieri dal progetto Gilia, per ammirare le bellezze naturali dello stagno di Santa Gilla, ritornato al suo vecchio splendore. Per tutta la mattinata, i visitatori si sono ripuliti gli occhi davanti alle acque rossastre, alle anatre che sguazzavano, ai fenicotteri. Lo stagno è rinato, ha detto qualcuno con un po’ di enfasi, giustificata, perché il miracolo è questo: buona parte di Santa Gilla è libera dall’inquinamento. Dopo quattro anni di lavori, il progetto Gilia Life Natura, finanziato dall’Unione europea, ha aperto le porte ai visitatori. La prima missione è stata come un piccolo assaggio di quello che sarà a fine settembre, per poi aprire le porte l’estate prossima. Santa Gilla sarà un pezzo forte da vendere sul mercato del turismo, con i duemila ettari che vanno da Cagliari a Capoterra, da Assemini ad Elmas. «E’ un’oasi d’importanza internazionale, com’è scritto nella Convenzione di Ramsar ed è riserva naturale per la Regione – dice Susanna Campisi, responsabile del progetto Gilia – Cominciamo dall’avifauna: è unica fra fenicotteri, avocette, cavalieri d’Italia, folaghe e anatre. Ed è tutto monitorato, anche la qualità dell’acqua è tenuta costantemente sotto controllo con prelievi mensili». Non appena i lavori saranno conclusi, lo stagno rivivrà così il suo vecchio splendore e sarà riconsegnato ai comuni, perché gestiscano e valorizzino l’intero patrimonio. «Ora stiamo effettuando la pulizia del Rio Mannu e del Cixerri – dice Paolo Malavasi, responsabile per Cagliari del progetto – nel territorio di Assemini, accanto alle vasche pensili abbiamo trovato cinquecento batterie d’auto, senza contare materassi e frigoriferi disseminati qua e là». Continuano, intanto, i lavori fuori e dentro il vecchio caseggiato di Terr’e Olia, destinato a essere da settembre il Centro ornitologico per la ricerca scientifica e la tutela dell’ecosistema. Sarà gestito dalla facoltà di Zoologia e sarà un osservatorio privilegiato per studiare il patrimonio ambientale. Il “nuovo” stagno ha avuto il beneplacito anche di Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente: «Per la bonifica si è fatto molto – dice – ma c’è ancora da lavorare soprattutto per risolvere i problemi nella parte alta dello stagno, nel territorio di Assemini, e di Elmas, dove Rio Mazzeu e Flumini Mannu scaricano ancora acque non depurate. Si spera che fra qualche anno l’intera area possa essere riqualificata». Non appena i lavori saranno terminati lo stagno sarà riconsegnato anche ai pescatori, da sempre custodi dell’intero patrimonio, e già non mancano i progetti delle cooperative. «Sono pescatore da tre generazioni – dice Gianni Loddo, presidente de “Su Castiau” – ma ho dovuto cambiare lavoro perché quando lo stagno era abbandonato, non dava più da vivere. Adesso ci sono buone prospettive e tutto ritornerà come ai vecchi tempi, quando c’erano muggini, orate, spigole e anguille».

Immagini collegate: