Non snaturiamo l’immagine di Poggio dei Pini

Sono un socio della prim’ora della Soc. Cooperativa Poggio dei Pini e da oltre trentacinque anni ho posto la mia residenza in questa ridente località del Comune di Capoterra.
A parer mio, e non solo mio, mai come in questi ultimi tempi si è avuto un processo degenerativo nel comportamento di alcuni soci; comportamento che se dovesse proseguire nel suo corso, potrebbe nuocere fortemente agli interessi e all’immagine della Cooperativa e conseguentemente dei soci.
Al riguardo trascrivo la lettera dell’Avv. Ettore Lai , socio fondatore e presidente onorario di questo centro residenziale.
Non voglio aggiungere nessun commento e lascio il contenuto di questa nota alla riflessione di chi legge.

Massimiliano Cabras
Cabrasmas@tiscali.it

“Cari amici soci, a oltre quaranta anni dalla fondazione della nostra cooperativa, La Poggio dei Pini si confronta con due ordini di problemi, entrambi importanti e che devono richiamare al necessario senso di responsabilità tutti noi.

Il primo problema attiene a questioni che definirei in senso ampio di organizzazione: si tratta cioè di reperire le risorse finanziarie che sono necessarie per fronteggiare i nostri obblighi (fiscali, verso il comune di Capoterra, ecc.) e di adeguare nel contempo i nostri meccanismi amministrativi alle dimensioni raggiunte oggi dalla nostra comunità, per varare un piano di risanamento e di rilancio della cooperativa, che mi sembra quanto mai necessario.

Il secondo problema, sul quale mi soffermerò ulteriormente a conclusione di questa mia lettera, attiene alla capacità di identificare e correttamente giudicare l’azione di coloro che, sia pure in contesti difficili e complessi, agiscono – pur non essendo infallibili – per il bene della Poggio dei Pini per tutelare la proprietà e le aspettative dei soci (mi riferisco alla Presidenza e al Consiglio di Amministrazione) distinguendo tutto ciò dalla condotta di una esigua minoranza che da tempo sembra invece aver intrapreso una spregiudicata strategia di contrasto a tutto campo del vertice della Cooperativa e della Poggio dei Pini stessa. Questa esigua ma agguerrita minoranza si avvale di mezzi assai raffinati, usando in modo certamente “non ingenuo” i mezzi di comunicazione e dà vita ad iniziative referendarie estemporanee quanto mal poste, determinando un ingiustificato danno di immagine e ponendo le premesse di ulteriori gravissimi danni alle nostre proprietà e al futuro della Poggio dei Pini.

Il piano di lottizzazione al centro delle polemiche più recenti non è affatto nuovo, ne tantomeno segreto o misconosciuto; basta leggere le informazioni costantemente fornite dal CdA nelle assemblee di bilancio e con il notiziario. Stiamo parlando di un piano in linea nella sostanza e nelle finalità con l’esito del referendum propositivo dei soci del 1997, cioè dieci anni fa. Ma, caso strano, le iniziative che fanno bene alla nostra società trovano nel loro iter tanti oppositori, tanti Catoni pronti ad ostacolare l’azione fino a paralizzarla o peggio a provocare una eventuale “liquidazione” della Cooperativa, e con essa il sogno e gli interessi di tutti noi. Tornando al piano, ciò che si torna a proporre ai soci è di razionalizzare – riducendole e armonizzandole – le esuberanti possibilità edificatorie di cui oggi la Cooperativa è già titolare. Non stiamo né cementificando né svendendo i gioielli di famiglia, come qualcuno vuole insinuare; stiamo solo scegliendo di non edificare più in certe zone e con certe tipologie che consideriamo oggi inadeguate (ad esempio rinunciando alle case a torre) perché intendiamo puntare sul mantenimento delle attuali tipologie abitative, realizzando un numero di lotti che non alteri sostanzialmente la nostra disponibilità di aree boschive e di verde attrezzato. Al tempo stesso il piano ci assicurerà una prospettiva di entrate utili a far fronte ad un necessario risanamento dei conti quanto piuttosto ad un serio piano di rilancio della società, eventualmente adottando anche forme più professionali e moderne di gestione.

Senza i proventi di questo piano, due sono le strade: o mettere mano ad una massiccia contribuzione da parte dei soci, oppure andare incontro al rischio della messa in liquidazione della cooperativa (cioè il suo fallimento), con la vendita all’asta dei beni sociali, in primis le aree fabbricabili, e con l’ovvia prospettiva, da parte di chi acquista, di utilizzarle al massimo del loro potenziale e senza garanzia alcuna sulle modalità di sfruttamento del nostro territorio. Gli appetiti speculatori sul nostro territorio si scatenerebbero inevitabilmente (se non si sono già scatenati), e allora altro che cementificazione e alterazione del paesaggio! Faremmo solo l’interesse di chi oggi manovra tenacemente contro la società e per favorire chissà chi. Questo scenario da solo spiega a sufficienza la mala fede di quanti (non essendo neppure soci) assumono iniziative per me difficili da accettare, come una proposta referendaria redatta in modo capzioso e suggestivo, e che vorrebbe predeterminare le ragioni di una risposta negativa ed emotiva. Giudico il modo in cui è stato redatto il quesito referendario una mancanza grave di lealtà, un vero e proprio approfittamento della buona fede dei soci che hanno sottoscritto la proposta stessa, che punisce oltre misura una certa ingenuità degli amministratori stessi.. Da vecchio uomo di legge permettetemi di dire che in qualunque tribunale del mondo una domanda, che fosse stata formulata con analoga malizia a un teste o a un imputato, sarebbe stata dichiarata senza mezzi termini inammissibile.

Sono fermamente convinto dell’inammissibilità di un quesito così formulato e considero un errore aver indetto il referendum su queste basi. Perciò invito chi ne ha il potere di verificare in tempi brevissimi e con l’ausilio di un autorevole parere la legale possibilità di annullare la delibera on la quale viene indetto il referendum.

Se poi questo mio appello non dovesse trovare ascolto e ci trovassimo nella paradossale condizione di doverci pronunciare su un testo che offende la buona fede dei soci e cerca di manipolarne gli orientamenti, allora per tutelare il futuro della Poggio dei Pini, i nostri interessi e il valore delle nostre proprietà non ci resterebbe che andare tutti al voto e rispondere con fiducia e convinzione SI al quesito. Perché con no, come ho spiegato, vincono i nemici e gli speculatori esterni alla società. Con il si vince il futuro della cooperativa Poggio dei Pini, vinciamo tutti noi soci che riprendiamo in mano il nostro destino, vincono i nostri figli e vince la qualità dell’ambiente in cui abbiamo vissuto e vogliamo continuare a vivere.

Grazie per la vostra attenzione. Ci vediamo in assemblea,

Ettore Lai“

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