Proteste per la demolizione di una casa storica in ladiri

Capoterra, perché tanta fretta? Sono state rispettate le leggi urbanistiche? Chiede Pino Dessi (lista civica) in un’interrogazione presentata in Consiglio.
Un incendio e a seguire l’urgente demolizione della casa tra corso Gramsci e via Diaz che tutti indicano come sa “Cruxi santa”, ha cancellato un altro pezzo del centro storico. Una sorta di monumento perché quella zona è stato il nucleo delle “botteghe”, il cuore del paese, quello che oggi viene chiamato, Centro commerciale.
Il caso è stato sollevato ieri sera in Consiglio comunale da Pino Dessì della lista civica per Lucia Baire: “A seguito di un incendio del tetto in travi di legno e canne avvenuto due giorni fa, l’Amministrazione comunale ha deciso, dopo l’intervento dei vigili del fuoco, di demolire l’edificio di due piani. Il fabbricato aveva oltre 70 anni ed era costruito in “ladiri”. Non dobbiamo trascurare che il Comune non è dotato di piano particolareggiato e quindi secondo l’articolo 52 delle Norme tecniche di attuazione del Piano paesaggistico regionale i lavori autorizzati erano quelli di manutenzione ordinaria, straordinaria, restauro e risanamento conservativo, e non certo la abbattimento della storica struttura.
Vorrei sapere, con quali autorizzazioni è avvenuta la distruzione, e perché tanta fretta? Si tratta forse per la carente disponibilità di parcheggi in seguito alla pedonalizzazione di una parte del Corso sino all’incrocio con via Montello?”.
Non esiste il Piano particolareggiato, più volte discusso ma mai attuato anche perché dev’essere inserito nel Puc, in fase di discussione nella Commissione urbanistica. Situazione ferma anche per i problemi di equilibrio della Coalizione e non solo per le 114 osservazioni da vedere e sistemare.
Le Polemiche sono iniziate per le vie del paese, quando nei giorni scorsi la zona era chiusa al traffico per il continuo via vai di ruspe e camion che abbattevano l’edificio, una volta sede del bar di zia Stefenia e in seguito l’oreficeria di zia Mariedda, nel vasto cortile le bombole del gas e le galline che razzolavano mentre il canto del gallo si sentiva per tutta Concia. In quella zona, case in ladiri, non ne sono rimaste. Ad una ad una sono sparite per lasciar spazio ai condomini e ad appartamenti. Il Puc non è stato ancora approvato e intanto, il centro storico e le case in ladiri sono sparite.
L’incendio dei giorni scorsi ha solo accelerato l’abbattimento, perché in quello edificio, la Giunta di Francesco Dessì aveva deciso di farci dei parcheggi, sempre più impossibili da trovare anche in seguito alla pedonalizzazione di un tratto del Corso.

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