Nel silenzio generale, via ai lavori per la centrale biomasse a Macchiareddu

Nel silenzio generale sono iniziati i lavori per mettere su la centrale biomasse nell’area industriale di Macchiareddu tra la 2^ Strada e la Dorsale Consortile, a due passi del parco eolico.
A suo tempo, Capoterra aveva sollevato le barricate mentre ad Assemini tutto tace, tranne qualche voce isolata- Intanto, nel sole cocente di agosto, proseguono le opere per la realizzazione del polo energetico.

“Non è nostro intendimento impedire lo sviluppo, ma capire quale utilità abbia per le aree coinvolte. In Sardegna si produce già energia in quantità superiore al fabbisogno, seppure i sardi la pagano ben il 40 per cento in più rispetto al resto d’Italia. Oltre a non essere scongiurato il rischio di provenienza di biomassa non sarda, ci poniamo il problema dell’impatto ambientale che questa potrebbe avere in una zona già gravemente compromessa da inquinamento. Del resto, poco distante c’è Monte Arcosu, lo stagno di Santa Gilla, tutte aree Sic, cioè Siti di Interesse Comunitario”, precisa il segretario cittadino di Fortza Paris, Massimo Carboni.

L’impianto è della società a responsabilità limitata, PowerCrop “Alle radici dell’energia” di Sesto San Giovanni in provincia di Milano in via Alberto Falck. Sarà costituito da una centrale a biomassa di 73 megawatt, un generatore a biogas di 5,6 megawatt e un generatore a olio vegetale di 27 megawatt. L’energia prodotta il 12 per cento sarà destinata al mantenimento dell’impianto, mentre il rimanente 88 dovrebbe essere immesso nella Rete di trasmissione Nazionale. I motori dovrebbero macinare quasi 340 mila tonnellate l’anno di biomassa per sviluppare 50 megawatt.

Stando a quanto è scritto nello studio di impatto ambientale, la realizzazione della centrale, dovrebbe rientrare in un Accordo di Programma chiamato: “Progetto di Riconversione di Villasor”. Dopo la cessazione della bieticoltura che faceva capo ad una serie di zuccherifici dismessi di proprietà della Eridania Sadam, Gruppo Maccaferri. Una sorta di rilancio del settore agricolo e delle barbabietole da zucchero che d’ora in poi saranno utilizzate per produrre energia. Bruciare tutto ciò che è biodegradabile, quindi anche scarti di animali.

“Lo scopo è quello di creare una filiera agroenergetica che integri il mondo agricolo e quello industriale, attraverso la riconversione dei terreni agricoli un tempo dedicati alla barbabietola e valorizzazione di terreni marginali con coltivazioni no food per uso energetico.
E quindi sviluppo di colture “low input” capaci anche di risanare i terreni stressati da uso intensivo di concimi e prodotti chimici e riduzione globale dell’impatto ambientale rispetto a colture tradizionali.
Creazione di una stabile ed equa fonte di reddito per il mondo agricolo e dare occupazione direttamente o indirettamente collegata con lo zuccherificio ormai chiuso.
Rispetto delle politiche ambientali nazionali ed internazionali in particolare del Protocollo di
Kyoto grazie all’impiego di fonti rinnovabili di derivazione vegetale”, è scritto nel progetto presentato nel 2008.

Mentre i tecnici del settore ecologia della Provincia, scrivendo un bel po’ di osservazioni al Piano Urbanistico di Capoterra, tra le tante cose, avevano sottolineato: “L’impianto condizionerà con incrementi significativi di inquinanti la qualità dell’aria-ambiente della zona. Le ricadute degli inquinanti atmosferici prodotti dalla zona Cacip interessano di già una parte del territorio comunale del settore sud-orientale, in particolare l’area urbanizzata della Residenza del Sole”.
E ancora le associazioni ecologiche di Gruppo intervento Giuridico e Amici della Terra avevano fatto sentire la loro voce contraria come più volte hanno fatto per quella di Decimoputzu.

A queste si sono aggiunti il consigliere comunale Giuseppe Cabiddu, Carlo Carcangiu, portavoce del movimento “Capoterra solidarietà pari dignità” e ad Assemini Carboni che già come responsabile provinciale si era occupato dell’argomento aggiunge: “Ci rivolgiamo alla neo Amministrazione comunale per sapere se sono al corrente della realizzazione di questo impianto e se sono state disposte, a suo tempo, tutte le azioni legalmente necessarie. Ricordiamo che già in passato avevamo scoperto che l’impianto eolico citato, funzionante da anni, non aveva mai versato nelle casse comunali un solo centesimo di quanto pattuito e previsto. Fatto grave che lascia ancora non pochi dubbi sull’avvenuto saldo del debito e sulla regolarità dei pagamenti. Inoltre, Capoterra che già assorbe tutti gli inconvenienti dell’inceneritore Tecnocasic. Già lo scorso novembre, la stampa nazionale, aveva reso noto i dati del Ministero della Salute. Assemini risulta tra le città più inquinate d’Italia. I dati dicono che uomini e donne è presente un eccesso di mortalità per le malattie dell’apparato respiratorio e un difetto, per i soli uomini, per le malattie circolatorie. Il tumore della pleura è in eccesso in entrambi i generi. La causa sarebbe attribuibile alla presenza di impianti chimici e discariche. Dal Dipartimento di sanità pubblica, sezione Medicina del Lavoro, dell’Università di Cagliari, è stato pubblicato su “Epidemiologia e Prevenzione”, che la popolazione maschile residente nell’hinterland di Cagliari ovest, escluso il capoluogo, presenta un elevato rischio di contrarre forme di leucemie”, conclude l’esponente di Fortza Paris.

dario.serra@castedduonline.it

www.castedduonline.it

Immagini collegate: