Messa in sicurezza del rio San Gerolamo, via: ok della regione

CAPOTERRA, esultano i residenti delle zone a mare e il sindaco Francesco Dessì: una decisione che aspettavamo da alcuni anni. A questo punto non resta che far iniziare i lavori per la messa in sicurezza. La tabella di marcia da me segnata tempo a dietro è stata rispettata. Se il tempo ci assiste, i lavori potranno iniziare anche al più presto senza attendere la primavera.

È iniziato nei migliori dei modi quest’anno.
Gli uffici regionali hanno dato l’ok alla Valutazione d’impatto ambientale, Via, per la messa in sicurezza del rio san Gerolamo. Certo se non fosse stato per un ricorso dei proprietari per i terreni edificabili, accanto agli argini, non ci sarebbe stato l’obbligo della Valutazione da parte degli uffici regionali, probabilmente a quest’ora i lavori sarebbero iniziati da tempo e forse anche conclusi.
In questo caso, è proprio il caso di dirlo, è acqua passata. Si volta pagina e si attende l’inizio dei lavori
Quindi le ruspe possono accendere i motori.
Esultano i residenti delle zone a mare e l’amministrazione di Francesco Dessì: “Una decisione che aspettavamo da tempo. A questo punto non resta che far iniziare i lavori per la messa in sicurezza. La tabella di marcia da me segnata tempo a dietro è stata rispettata. Se il tempo ci assiste, i lavori potranno iniziare anche al più presto senza attendere la primavera inoltrata”. Dello stesso avviso il Consiglio comunale capogruppo del Pd Marco Zaccheddu che ha subito l’alluvione del 2008:
“Soddisfatto per la notizia. Ci sentiremo più tranquilli con l’inizio dei lavori. Saremo più sereni. Proprio per questo mi sono impegnato in prima persone. Così sarà ridotto il rischio idrogeologico attualmente al massimo Hi4 che impedisce i lavori e applicare il Piano casa. E’ il caso anche di persone invalidi che non possono adeguare la abitazione alle loro esigenze”.
Non resta che mettere le ultime firme e timbri per dare avvio ai lavori. Hanno vissuto cinque anni in un incubo i residenti delle zone a mare.
L’allargamento dell’alveo del rio San Gerolamo urgente per scongiurare la furia dell’acqua.
Un modo per evitare l’alluvione del 22 ottobre del 2008 aveva spazzato via tutto, gli argini dei fiumi non avevano retto e l’acqua da monte a valle ha spazzato via, case e la scuola materna.
Il fango aveva trascinato e ucciso quattro persone.
L’iter procedurale è finito: “Non resta che attendere al più presto l’inizio lavori”, ha annunciato il sindaco.
Adesso il dito resta puntato sulle inadempienze della Anas sulle future ripercussioni della nuova statale 195 sul sistema idraulico del Rio san Girolamo.
Bisogna fare in fretta e lo chiedono Stefania Pulina, Gaetano Lo giudice e Rita Lai dell’Associazione 22 ottobre, nata all’indomani dell’alluvione di quattro anni fa assieme ad Emilio Deferrari amministratore di Rio san Girolamo e Luca Salvetti.
Dopo l’ok al Via si spera che siano messe sul campo tutte le ultime tecniche dell’ingegneria naturalistica, con la dimora un gran numero di specie arboree autoctone in tutti gli interventi di rinaturazione dell’area. Oltre a prevedere lo spostamento e l’allargamento dell’alveo di entrambi i corsi d’acqua, ma sarà prevista un’ampia area golenale allagabile, rappresentata dai terreni agricoli sulla sponda sinistra che saranno affrancati da un argine alto circa un metro.
Poco o nulla sarà l’impatto grazie piantumazione con specie arboree e erbacee non invasive autoctone.
La progettazione del primo lotto dei lavori è curata dal consorzio di imprese Intecno-Dhi di Torino, Hydrodata spa e Art Ambiente Risorse, rappresentato dall’ingegnere Roberto Malcotti.
Le opere idrauliche dei corsi d’acqua straripati nel 2008 prevede l’ampliamento del letto del fiume sino a una lunghezza di 50 metri, la costruzione di sponde in massi e di argini senza impatto ambientale, con un’altezza massima di 1metro e mezzo. Il bacino che conterrà il rio San Girolamo e l’affluente arriva ad un’ampiezza di 300 metri e potrà contenere portate superiori a 500 metri cubi al secondo, ovvero le stesse registrate durante le calamità di cinque anni fa.
L’importo dei lavori del primo lotto è di 11 milioni e 317mila euro.
Complessivamente, le risorse disponibili per il completamento di tutti e quattro i lotti dei lavori raggiungono 50 milioni euro, compresi gli stanziamenti di competenza Anas per la ricostruzione dei ponti sulla Statale 195 e i fondi disponibili in seguito all’accordo di programma con il ministero dell’Ambiente.

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Sabato e domenica manifestazioni e incontri per i 25 anni di vita del GRUSAP

CAPOTERRA, Il Grusap, ha oltre 100 iscritti e 40 operativi per le emergenze.

La due giorni prevede incontri con le scuole, la proiezione del film-documentario “25 anni di volontariato”, incontri su ambiente e protezione civile.

Sabato e domenica per 25° anno dalla fondazione, del Grusap, Gruppo salvaguardia ambiente Poggio dei Pini, due giornate di festeggiamenti, dedicate al volontariato con eventi per la sensibilizzazione ambientale, la promozione dell’associazione e del territorio.
Sabato alle 10.30 ci saranno le attività con gli studenti delle scuole medie di Poggio dei Pini e alle 16 nella sede operativa a fianco della Pizzeria la Terrazza ci sarà l’allestimento di una mostra fotografica e di un Campo base di protezione civile con possibilità di osservare e provare l’attrezzatura utilizzata normalmente durante le emergenze.
I festeggiamenti proseguiranno con un rinfresco.
Domenica alle 10 nel salone parrocchiale accanto alla chiesa Madonna di Lourdes, si terrà la conferenza su temi legati al volontariato e alla protezione civile con la proiezione del film-documentario “25 anni di volontariato”.
Al termine, nella sala conferenze della cooperativa nel centro commerciale, Piazza Ricchi ci sarà un pranzo sociale per stare insieme.
Due giorni di incontri e dibattiti per evidenziare l’importanza del volontariato e l’impegno sociale e umanitario che svolge dove c’è più bisogno di accorrere in aiuto.
Il Grusap, presieduto da Andrea Putzu, durante l’estate è in prima linea nella lotta contro gli incendi e d’inverno, in assenza di emergenze, è destinato alla formazione dei volontari.
“Per la sua posizione tra colline e pinete, Poggio dei Pini è esposto da sempre al pericolo degli incendi – chiarisce il segretario Sergio Arizio – nell’estate del 1988, quattordici giovani abitanti di Poggio, stanchi di affrontare il fuoco in maniera improvvisata, pensarono di dare vita ad una associazione organizzata che avrebbe permesso loro di agire con maggior coordinazione, sicurezza ed efficacia. Così ebbe origine l’associazione di volontari.
Le squadre operative possono affrontare oggi gli incendi muniti di attrezzature idonee, come tute ignifughe, anfibi, cinturoni con roncola, maschere antifumo e atomizzatori con l’ausilio di quattro validissimi mezzi: un Land Rover 90, un Ford Ranger e un Bremach dotati di modulo aib e di proprietà dell’associazione e un Land Rover Ld 110 datoci in comodato d’uso dalla regione Sardegna.
La nostra associazione è nata per occuparsi dell’ambiente che ci circonda, nei suoi molteplici aspetti e forme, ma per la gravità dei fatti accaduti si è finora occupata principalmente di antincendio ma è attiva anche nel periodo invernale con l’organizzazione di iniziative sulla sensibilizzazione ambientale e alla prevenzione dal rischio idrogeologico.
Facciamo parte della Protezione civile nazionale, può essere anche attivata per intervenire in caso di emergenza.
Così è stato durante il ciclone Cleopatra del 18 novembre scorso ad Olbia”.
Infine, il segretario lancia un invito: “Per far parte dell’associazione come socio operativo e poter quindi intervenire in prima linea nei diversi scenari di emergenza è necessario iscriversi, frequentare i corsi di addestramento e risultare idonei alle visite mediche annuali”.

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Corso Gramsci, interrogazione in consiglio: centro storico abbandonato

CAPOTERRA, botta e risposta in maggioranza con l’interrogazione di Ruiu, stesso gruppo del sindaco Dessì.

L’opposizione ha colto la palla al balzo: non sono mancate le polemiche tra il presidente dell’Assemblea Giorgio Marongiu e Lucia Baire.

Le serrande che abbassano troppo di frequente e l’isola pedonale, di corso Gramsci che non decolla, il cuore del centro storico, sono state affrontate nel Consiglio comunale di venerdì mattina, riunito per decidere il ricorso al Capo dello Stato della centrale a biomassa che sta sorgendo dai luglio scorso nella zona industriale di Macchiareddu, nel territorio di Assemini.
A puntare l’attenzione sul corso è stato il capogruppo dei Socialisti, Christian Ruiu che ha presentato un’interrogazione al sindaco Francesco Dessì.
“La situazione del centro storico e dell’isola pedonale. Può anche essere apprezzabile il primo obbiettivo di segnare un’area pedonale, a mio avviso è completamente fallita la sua regolamentazione.
Si tratta di evitare che la politica di gestione del centro non si basi sulle multe ma su una regolamentazione decisa sull’area dedicata ai pedoni e soprattutto scongiurare incidente per la carenza di dissuasori.
La questione barriere architettoniche andrebbe affrontata a parte.
Le persone hanno il diritto a camminare con sicurezza. Facciamo in modo che sia rispettato 24 ore su 24 e ridiamo decoro al percorso pedonale, che è il carburante per tutte le attività produttive”.
Mai avesse posto queste domande.
L’opposizione non si è certo fatta sfuggire l’occasione.
La discussione tutta interna alla coalizione Dessì si è diffusa all’opposizione. Pino Baire e a seguire Lucia Baire hanno approfondito lo spinoso argomento che vede sul piede di guerra i commercianti e i residenti che ogni ora sono costretti ad uscire di casa per cambiare il disco orario.
Senza tirare in ballo gli abitanti della via Satta e via Amendola, nella zona Liori che giovedì giorno del mercato si sentono prigionieri in casa.
Nel dibattito c’è sempre il centro storico e l’abbandono dell’isola pedonale che non accontenta nessuno né commercianti né i pedoni.
“Abbiano un centro storico abbandonato eretto dall’improvvisazione – ha detto in aula Lucia Baire – un’opera lasciata a metà che scontenta tutti”
Il presidente del Consiglio, Giorgio Marongiu, non si è lasciato sfuggire l’attacco: “Siamo così perché i finanziamenti regionali, anche, quando lei era assessore, da queste parti non sono arrivati”
Pronta la replica: “I progetti presentati dal comune di Capoterra non hanno avuto l’ok in Regione perché errati e imprecisi”.

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FOCUS EUROPE, Ruiu: spendiamo 5 mila euro l’anno, che fa?

CAPOTERRA, Ruiu (Psi) presenta un’interrogazione al sindaco sull’associazione Focus Europe per conoscere quali benefici porta ai cittadini.

Dalle casse comunali ogni anno escono 5 mila euro per l’Agenzia Focus Europe, il laboratorio progettuale per l’integrazione europea presieduto dall’ex presidente della Provincia di Cagliari Graziano Milia e il suo vice l’ex sindaco di Assemini, Luciano Casula.
Il referente per il comune di Capoterra è l’assessore all’Urbanistica Leopoldo Marrapese.
L’ha detto il sindaco Francesco Dessì, rispondendo all’interrogazione del suo compagno di partito Christian Ruiu (Psi).
L’associazione Focus Europe, nasce nel 2006 per promuovere le realtà territoriali per l’utilizzo delle risorse messe a disposizione dall’Unione europea resta in casa Pd.
L’agenzia, ha sede a Roma e Bruxelles dove è attivo un desk-projects per un’assistenza alla progettazione e ha rapporti di collaborazione con oltre 80 comuni italiani.
I rappresentanti legali dell’associazione sono pubblici amministratori che contribuiscono a facilitare il dialogo tra istituzioni e territorio.
La questione è arrivata venerdì in Consiglio comunale riunito per decidere il ricorso al presidente della Repubblica per la centrale a Biomassa che sta sorgendo a Macchiareddu.
“Da un mese attendo la risposta riguardo la delega che lei ha affidato nell’Agenzia Focus Europe che prende dalle casse comunali per 5 mila euro l’anno. I referenti non hanno prodotto nulla di concreto in termini di progetti e finanziamenti europei – chiede Ruiu, al sindaco – questo significa che l’amministrazione e la commissione politiche comunitarie hanno avuto un danno notevole.
In tempi di crisi è impensabile spendere annualmente una somma così ingente per finalità politiche e per scelte di giunta che non trovano in pratica una giustificazione ed una convenienza sociale.
Vorrei sapere quale lavoro sta portando avanti il suo delegato in modo che da queste parti arrivino dei benefici e sviluppo economico per il nostro territorio”.

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Biomassa: il consiglio comunale dà l’ok per il ricorso al Capo dello Stato

CAPOTERRA, stamattina voto unanime dell’Assemblea civica.

Sindaco Dessì: nelle conferenze dei servizi avrebbero dovuto coinvolgerci perché siamo a pochi chilomentri dall’impianto che la Powercrop sta realizzando.

Comitato NoCentrale.it: una sentenza del Tar della Sicilia calza a pennello per la nostra situazione. Vittoria, confinante con Ragusa si trova nelle medesima situazione di Capoterra. Il Tribunale dice che il ricorso non è tardivo perché comunicazione, la pubblicità, adottata non è sufficiente per poter affermare che un ente interessato sia stato effettivamente informato di tutti i suoi contenuti.

Cabiddu: nel ricorso inserire il blocco dei lavori della centrale

Il Consiglio comunale, stamattina ha votato all’unanimità il ricorso al Capo dello Stato perché il Comune sarebbe parte interessata alla costruzione della centrale a Biomassa a Macchiareddu ma escluso dalle varie conferenze di servizi.
Adesso tutto l’incartamento passerà dall’ufficio legale del palazzo municipale agli avvocati che dovranno portare avanti l’istanza.
Giuseppe Cabiddu ha chiesto e ottenuto di inserire il blocco dei lavori che giorno dopo giorno, da luglio scorso ad oggi vanno avanti. “Ci tuteliamo, perché la questione potrebbe andare avanti anni”.
Perplessità sul ricorso e le le ingenti spese legali hanno fatto storcere il naso al presidente della commissione Ambiente Nuccio Arrais.
Polemiche a parte, se non sia stato meglio salire i gradini del tribunale amministrativo regionale.
Ma l’ipotesi è stata accantonata per non correre il rischio di essere fuori tempo e i tempi scaduti.
“Siamo nei termini per ricorrere? Cioè siamo ancora in tempo per proporre un’azione legale o siamo già fuori i termini di tempo previsti dalla legge? – scrive il comitato NoCentrale.it – su questo fa scuola una sentenza del Tar della Sicilia. Un piccolo paese, Vittoria, confinante con Ragusa che si trova nelle medesima situazione di Capoterra.
Il Tribunale dice che il ricorso non è tardivo, in quanto la forma di comunicazione, la pubblicità, adottata non è sufficiente per poter affermare che un ente interessato sia stato effettivamente informato di tutti i suoi contenuti”.
Insomma, secondo la sentenza del Tar siciliano, anche l’amministrazione comunale capoterrese era in tempi utili. Questione superata.
Non resta che appigliarsi al fatto che pur essendo a 5 chilometri dall’impianto che la Powercrop, con un investimento di 140 milioni di euro sta realizzando a Macchiareddu, questo comune sia stato ignorato.
“Nelle conferenze dei servizi avrebbero dovuto coinvolgerci perché siamo limitrofi – ha spiegato il sindaco Francesco Dessì – l’impianto crea un impatto ambientale che interessa il nostro territorio. Noi siamo distanti appena 5 chilometri, quindi qualche voce in capitolo avremo dovuta averla. Invece, siamo stati ignorati”.
Alle stesse domande risponde il tribunale siciliano che calza a pennello anche in questo caso: aveva diritto Capoterra di intervenire su un progetto in territorio di Assemini? Aveva addirittura diritto di intervenire al di là dei contenuti dell’approvazione della Centrale?
“CI hanno mai chiesto qualcosa – domanda Giacomo Mallus del Pd – non ci va bene il metodo utilizzato. Seguendo il principio precauzionale per tutelare la salute dei cittadini, abbiamo fatto quanto si doveva”.
Meno intransigente il capogruppo dei Socialisti Christian Ruiu: “Facciamo il ricorso, anche se in ritardo a causa della macchina burocratica. Stamattina, ridiamo potere agli enti locali quali istituzioni decisive per le sorti del territorio, martoriato dalle scelte e dai compromessi dei palazzi regionali, che non concertano con i sindaci e rallentano, talvolta oscurando, le sorti dei procedimenti amministrativi e di valutazione dell’impatto ambientale e sociale. Siamo favorevoli alla al ricorso proprio per questa grave mancanza nei confronti della nostra comunità.
A priori siamo d’accordo alle rinnovabili, ma bisogna scongiurare i danni creati dalla possibilità di conferimento di materiali di scarto inquinanti nella centrale a biomasse, che sommati all’inquinamento già presente, sono una bomba ecologica”.
Su questo argomento probabilmente con tanti se e ma, i due schieramenti bipartisan, hanno dato l’ok al ricorso.

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